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Sino a fine anno le amministrazioni pubbliche potranno sanare le omissioni contributive prescritte, cioè anteriori al 31 dicembre 2019, anche con riguardo ai collaboratori coordinati e continuativi. I chiarimenti in un documento dell’Inps. Le pubbliche amministrazioni, infatti, avranno tempo sino al 31 dicembre 2024 (in luogo del precedente termine del 31 dicembre 2023) per versare all’Inps i contributi non versati fino al 31 dicembre 2019 (dal precedente termine del 31 dicembre 2018). Lo rende noto l’Inps nella Circolare n. 58/2024 in cui spiega che l’agevolazione riguarda, come in passato, le sole amministrazioni pubbliche e si riferisce sia alle contribuzioni previdenziali che quelle per il finanziamento dei trattamenti di fine servizio o di fine rapporto. Analoga proroga interessa i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa o rapporti per figure assimilate e la denuncia dei compensi effettivamente erogati.
Dipendenti Pubblici
Come noto, l'articolo 3, co. 9-10 della L. 335/1995, dispone che le contribuzioni di previdenza e di assistenza sociale obbligatoria si prescrivono e non possono essere versate decorsi 5 anni. La misura è stata estesa anche ai lavoratori dipendenti iscritti (a prescindere dalla natura pubblica o privato del datore di lavoro) presso le gestioni esclusive dell’assicurazione generale obbligatoria (CTPS, CPS, CPDEL, CPI e CPUG) con la Circolare Inps 169/2017 applicando una sorta di sanatoria per tutti i periodi temporali ricadenti entro il 31 dicembre 2014. Entro il 31 dicembre 2019 i datori di lavoro avrebbero potuto regolarizzare le omissioni contributive senza incappare nella prescrizione e, quindi, senza ricorso alla costituzione della rendita vitalizia per recuperare ai fini pensionistici il periodo prescritto dei propri dipendenti (operazione che, peraltro, sarebbe stata nella maggior parte dei casi a carico della stessa Pa).
L'articolo 11, co. 5 del dl n. 162/2019 (qui ulteriori dettagli) ha ulteriormente prorogato i citati termini nei confronti, tuttavia, delle sole amministrazioni pubbliche. La novella ha consentito il versamento della contribuzione omessa sino al 31 dicembre 2015 (termine poi prorogato al 31 dicembre 2017 dal dl n. 228/2021) entro il 31 dicembre 2022 includendo anche le contribuzioni relative al finanziamento dei trattamenti di fine servizio (TFS/TFR).
L’articolo 9, co. 3 lettera a) del dl n. 198/2022 ha esteso i predetti termini di un anno comprendendo le contribuzioni omesse sino al 31 dicembre 2018 che potevano essere versate dalle amministrazioni pubbliche sino al 31 dicembre 2023. L’articolo 1, co. 16 del dl n. 215/2023 convertito con legge n. 18/2024 (cd. decreto milleproroghe 2024) ha ulteriormente esteso i termini di un anno.
Nuovi Termini
L’Inps spiega, pertanto, che sino al 31 dicembre 2024 sono inapplicabili i termini di prescrizione dei contributi dovuti nei confronti dei dipendenti delle Pa per i periodi retributivi sino al 31 dicembre 2019 nelle gestioni Ex-Inpdap (CTPS, CPDEL, CPS, CPI e CPUG) oltre che alla gestione separata dell’Inps. Il differimento riguarda anche la contribuzione relativa ai trattamenti di fine servizio o di fine rapporto. Pertanto le Pa avranno un anno in più tempo per effettuare i versamenti delle contribuzioni omesse.
Per i periodi retributivi sino al 31 dicembre 2004, invece, l'ultima legge di bilancio (legge n. 213/2023) ha previsto una sorta di sanatoria rafforzata: la regolarizzazione si realizza con la sola trasmissione dei flussi retributivi corretti da parte delle Pa senza necessità di effettuare anche i relativi versamenti contributivi. L’Inps ha fornito istruzioni con messaggio n. 292/2024.
Niente sanzioni civili
L’Inps ricorda, infine, che sulle somme oggetto delle predette regolarizzazioni, se intervenute entro il 31 dicembre 2024, non sono dovute le sanzioni civili per l'omesso versamento dei contributi (somme che sarebbero state a carico delle pubbliche amministrazioni).
https://www.pensionioggi.it/notizie/fisco/pubblico-impiego-stop-alla-pre...