Tu sei qui
Di Gianluca Taccalozzi - Se vogliamo trovare risorse per i contratti e le retribuzioni, se vogliamo essere protagonisti e non vittime del cambiamento, dobbiamo affrontare la “sfida” delle riforme. Servono proposte convincenti, fattibili, coerenti con la realtà e finanziariamente sostenibili. Limitarsi a fare la “voce grossa” brandendo l’arma spuntata della specificità è utile solo a dimostrare di esistere od a mantenere il consenso, fino a quando il personale si stancherà finalmente di essere preso in giro.Le nuove minacce terroristiche, la tensione sociale sempre più alta e la necessità di migliorare la legalità economico-finanziaria del Paese per attirare investimenti e generare crescita ed equità, rendono (in Italia “renderebbero”) urgente un intervento in un settore che negli ultimi decenni è rimasto escluso da ogni tipo di modernizzazione.
Il Governo (basandosi sulle analisi meramente finanziarie di Giarda e Cottarelli e senza un progetto reale) nel DEF 2014 ha indicato risparmi per 0,8 miliardi di € nel 2015 e 1,7 miliardi di € nel 2016 sotto la voce“riorganizzazione delle Forze di Polizia”. Negli unici atti ufficiali (DDL Madia - art. 7 e relativi emendamenti) sinora disponibili, si parla solo sovrapposizioni di funzioni ed eventuali minimi accorpamenti. Ora, poiché il budget complessivo delle Forze di Polizia è di circa 20 miliardi di €, di cui il 90% è costituito dalla voce “stipendi”, appare evidente che o quei risparmi si trovano altrove (aumento dell’IVA!?) o si dovrà pensare a qualcosa di molto più invasivo (come minimo la proroga del congelamento contrattuale?!).
Negli altri settori del pubblico impiego in cui il Governo sta già intervenendo (es. scuola), la strada seguita/imposta è quella delsuperamento degli automatismi stipendiali legati all’anzianità, a beneficio di altre forme di incrementi retributivi legati alla produttività ed al rendimento.
Nuove ed eventuali risorse per le retribuzioni del pubblico impiego si potranno trovare solo attraverso processi interni di riorganizzazione. O qualcuno pensa ancora che la “specificità” porti chissà quali risorse aggiuntive?
Con il metodo contributivo, per arrivare a prendere un pensione decente bisogna lavorare più a lungo e sono molto più fruttuosi i primi anni di lavoro rispetto agli ultimi. Pertanto, la vecchia logica della carriera con il grado apicale appena prima della pensione e una precoce età di pensionamento non paga più, almeno dal punto di vista previdenziale.
Sin qui i fatti certi.
Nel frattempo, tra un convegno e l’altro, tra una cena e l’altra, tra una chiacchiera e l’altra, è iniziato il lavorio corporativo “sotto traccia”delle Amministrazioni e dei sindacati (comprese le rappresentanze militari) del settore.
La strategia delle Amministrazioni, aldilà di qualcuno che cerca (Marina Militare-Capitaneria di Porto, giusto per fare dei nomi) di allargare le proprie competenze, è quella di conservare tutto così com’è, magari con qualche minimo intervento di razionalizzazione che non tocchi identità, indipendenza e poltrone.
La strategia del mondo sindacale non sembra essere molto diversa:opposizione ad ogni proposta di razionalizzazione, difesa di tutto (compresi automatismi, cure termali, assenze varie ed altri istituti indifendibili o anacronistici), richiesta di riordini delle carriere con promozioni generalizzate legate all’anzianità (come se fossimo ancora nel 1995 e nel sistema retributivo e non a margine di 4 anni di blocco economico delle carriere ed in pieno sistema contributivo) e richiesta di assunzioni straordinarie.
Ora, se dal punto di vista delle Amministrazione la politica della conservazione ha una sua logica ed una sua convenienza, per la parte sindacale è un autentico suicidio. Si rischia, infatti, di continuare ad illudere il personale, senza ottenere il becco di un centesimo e portare a casa solo cose utili alle Amministrazioni come lo sblocco del turn-over. Altro che rinnovo contrattuale e riordino!
Se vogliamo trovare risorse per i contratti e le retribuzioni, se vogliamo essere protagonisti e non vittime del cambiamento, dobbiamo affrontare la “sfida” delle riforme. Servono proposte convincenti, fattibili, coerenti con la realtà e finanziariamente sostenibili. Limitarsi a fare la “voce grossa” brandendo l’arma spuntata della specificità è utile solo a dimostrare di esistere od a mantenere il consenso, fino a quando il personale si stancherà finalmente di essere preso in giro.
Oltre alle sovrapposizioni ci sono tanti altri cronici problemi (sinora nascosti da chi li conosce ed ignorati da chi decide) che rendono la spesa per la sicurezza “improduttiva”: piante organiche sovra dimensionate, livelli di comando e coordinamento ridondanti e spesso inutili, apparati di funzionamento-amministrazione-formazione sovradimensionati, carriere e retribuzioni appiattite e scollegate dai rendimenti, assenza di contrattazione integrativa, abusi di permessi e trasferimenti per 104 o mandato elettorale, scarsa informatizzazione, autoreferenzialità, ecc..
Solo affrontando e risolvendo queste criticità, si potrà dotare il Paese di un dispositivo di sicurezza efficiente, si potrà abbattere la spesa (e solo quella improduttiva!) e si potranno trovare le risorse per incrementare le retribuzioni. Diversamente, saremo costretti a pagare (come facciamo da anni) la “tassa alla conservazione” sotto forma di congelamento dei contratti e assenza di risorse “extra” della contrattazione integrativa.
Gianluca Taccalozzi
Delegato Cocer Guardia di Finanza.