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Di Gianluca Taccalozzi -- Ancora non è stato definito lo sblocco delle carriere vigenti (senza arretrati, Sic!) e già si riparla di riordino delle carriere. Come se fossimo ancora nell’allegro mondo del 1995/2001 quando qualche milione di euro per assecondare le richieste del personale pubblico si trovavano sempre e non a margine di quattro anni di blocco stipendiale, con i contratti bloccati dal 2009 ed il turn-over ridotto al lumicino da anni.
Per un riordino delle carriere sostanziale servirebbero risorse almeno dieci volte superiori ed un turn-over completo per i prossimi anni, un quadro che nemmeno il più ottimista degli illusi può immaginare. Non si riesce a capire (o forse non si vuole) che l’attuale quadro politico, sociale ed economico non ammette più la logica del “promuovo tutti (ad anzianità) responsabili, coordinatori e comandanti e poi arruolo chi lavora al posto loro”.
Senza contare, poi, che per renderlo effettivo un riordino bisognerebbe mettere d’accordo 5 Ministeri, 5 Amministrazioni e 5 rappresentanze diverse. In altri termini, prima che si faccia una legge delega con i relativi decreti attuativi (semmai ci si arriverà) passerà almeno qualche altro anno....
Continuando a chiedere il riordino si corre il rischio di non rinnovare il contratto ed ottenere solo l’apertura di gratuiti, quanto inutili, “tavoli tecnici”, con l’unica effimera prospettiva di approdare ad una legge delega senza risorse (un pagherò!) e, forse, ad un riordino utile solo ad unificare i ruoli di base, con buona pace degli attuali Sovrintendenti che si vedrebbero retrocessi.
Non a caso le risorse (115 milioni di € l’anno) accantonate per il riordino dal 2004 (circa 1,3 miliardi di €) sono stati utilizzate come“bancomat” per altre evenienze: 885 mln di € a riduzione debito (770 dal d.l. 78/2010 e 115 dall’ultima legge di stabilità) e 445 mln € per finanziarie le misure una tantum 2011-2014.
In questo contesto, invece di continuare a prenderci in giro e ad illudere il personale, sarebbe molto più conveniente, realistico e sostenibile, mettere immediatamente e definitamente quei 115 milioni di € annui sui c.d. “Fondi Efficienza” e, quindi, nelle tasche del personale. Evitando altri sicuri “furti”, magari per finanziare assunzioni straordinarie o sblocchi del tern-over.
Si potrebbe poi utilizzare la stessa strategia per trattare con il Governo e le Amministrazioni tutti i processi di razionalizzazione e riorganizzazione che inevitabilmente saranno imposti al comparto. Sì ainnovazione, informatizzazione e razionalizzazioni, a patto che una quota parte dei risparmi venga destinata al personale attraverso il rinnovo del contratto o attraverso il finanziamento della retribuzione di produttività (fondi efficienza). E’ questa l’unica strada per mantenere il potere d’acquisto delle nostre buste paga.
Altrimenti le razionalizzazioni (vedi croniche vacanze organiche, blocco contrattuale, chiusura dei presidi, ecc.) le faranno comunque ed il personale continuerà e non vedere il becco di un quattrino.
Gianluca Taccalozzi
Delegato Cocer Guardia di Finanza