Tu sei qui
Un po’ medici, un po’ detective. Sono circa 1.200, con un’età media di 50 anni e un’esperienza nel settore che va dai 15 ai 25 anni. Tocca a loro occuparsi dell’assenteismo nel settore pubblico. Con un emendamento al disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione, governo e Parlamento hanno deciso il passaggio all’Inps dei controlli sui dipendenti pubblici, oggi affidati alle Asl. La scelta è stata salutata con favore dall’Anmefi, l’associazione dei medici fiscali dell’istituto, che ora però attendono un provvedimento specifico che confermi il loro ruolo: il decreto “ponte” che ne fissa le competenze risale infatti al maggio del 2008.
IL NODO DEGLI ORARI
In realtà le visite ai dipendenti pubblici sono già iniziate: anticipando per via amministrativa le disposizioni della riforma un paio di ministeri (Interni e Giustizia), qualche distretto scolastico e alcune strutture ospedaliere (a Roma i policlinici Casilino e Tor Vergata) hanno richiesto l’intervento dei medici Inps, che dunque sono entrati in azione pur se con alcuni problemi pratici: come la sovrapposizione tra le griglie orarie, diverse per pubblico e privato, con la conseguenza che di pomeriggio c’è solo un’ora per controllare i pubblici.
Quello dei medici - che nel privato hanno contribuito in questi anni a ridurre le assenze sospette - è un lavoro delicato che richiede oltre alla competenza una sensibilità particolare. La legge prescrive la terzietà tra chi richiede la visita e il lavoratore: per questo sono inseriti in elenchi provinciali e operano per l’Inps in regime libero professionale. Le storie che raccontano parlano di dolore e malattia, ma contengono anche un piccolo campionario di furbizie e sfacciataggine. Che i professionisti sanno come contrastare. A volte è questione di intercettare uno sguardo, degli occhi che si abbassano. O serve qualche piccolo trucco, come la richiesta repentina di togliersi un maglione, operazione che se svolta troppo agevolmente rivela da sola l’incoerenza con la patologia denunciata.