Tu sei qui
Tito Boeri, l’ho già affermato più volte, una ne tira e una ne pensa per fregare i poveri pensionati, soprattutto quelli che lui considera ‘ricchi’ e privilegiati. Nel quadro dell’operazione “Porte aperte” questa volta ha esecrato le pensioni dei prefetti che, a suo dire, sarebbero del 40% superiori a quanto previsto col calcolo contributivo. Nel mirino del professore bocconiano il fatto che i prefetti godrebbero di un trattamento particolare (più vantaggioso) rispetto ai lavoratori privati e ai dipendenti pubblici.
AUMENTI – Ai prefetti sono attribuiti sei aumenti periodici che si aggiungono alla pensione già determinata e corrispondono mediamente ad un importo di circa il 15% della retribuzione rapportata all’anzianità contributiva posseduta. In più nello stipendio su cui viene calcolato l’assegno vengono ricomprese anche le indennità per le funzioni aggiuntive eventualmente svolte durante la carriera (capo della polizia, commissario straordinario). In quest’ultimo caso si tratta peraltro di un beneficio specifico attribuito a pochissimi soggetti che hanno ricoperto incarichi particolari di altissimo rilievo, e non all’intera categoria.
POLIZIA E FORZE ARMATE – Vuoi vedere che Boeri ha letto i miei articoli e ha voluto prendersi una rivincita? Scherzo, ma è vero invece che le stesse osservazioni Boeri e l’Inps le avevano fatte anche nei confronti di militari, dirigenti di polizia e delle Forze armate, che godono tutti degli stessi benefici. E avevano anche ‘condannato’ i diplomatici che, secondo i loro calcoli, peraltro non verificabili, godevano di pensioni superiori del 29% a quanto risultante col metodo contributivo. E allora la somma è presto fatta: 29% + 15% della maggiorazione dei sei scatti si arriva al 44%, arrotondato a 40 nell’elaborazione Inps nei confronti dei reprobi prefetti.
PREFETTI – Vale la pena ricordare che i prefetti nella loro attività sul territorio, in qualità di autorità provinciali di sicurezza e di protezione civile, sono soggetti a un lavoro senza orari, di notte, nei giorni festivi, senza percepire una lira in più rispetto al normale trattamento economico. E svolgono un lavoro che li costringe a sacrifici e impegni straordinari nelle molteplici occasioni di pericolo per la pubblica incolumità, sommosse, catastrofi, tensioni per l’ordine pubblico, immigrazione, per garantire la tenuta della coesione sociale. È per questo che – al pari di tutte le categorie che operano per la sicurezza – viene riconosciuto ai prefetti, al termine della carriera, il beneficio citato.
CONSIGLIO DI STATO – La tesi che sostengo non è frutto di una presa di posizione ‘partigiana’ ma si fonda su un parere del Consiglio di Stato. Si legga il bocconiano presidente – ferrato in economia, ma digiuno di diritto – il parere n. 679 /2013, sezione terza del 12 giugno 2013. È vero che Matteo Renzi, talvolta, non rispetta le sentenze della Corte Costituzionale, ma ricordo al presidente Inps che il parere del massimo collegio amministrativo è intervenuto per cassare una direttiva dell’allora direzione generale Inpdap che aveva tolto quel beneficio ai prefetti.
INPDAP – Infatti il direttore della sede di Ancona, nel 2010, non aveva riconosciuto, in base a una sua interpretazione personale, la concessione dei sei scatti al prefetto di Ancona; poi, assurto ai vertici dell’Istituto, aveva pensato bene di revocare il beneficio a tutti i prefetti. In perfetto stile Boeri, salvo poi essere stoppato e sbertucciato dal parere del Consiglio di Stato. Che ha stabilito – lo ricordo al distratto presidente dell’Inps – che ‘non sussistevano i presupposti per riconsiderare l’applicazione del beneficio suddetto ai rappresentanti della carriera prefettizia’. Per questo l’Inpdap ha dovuto fare precipitosa marcia indietro e restituire il maltolto (o meglio il non dato) ai pensionati prefettizi, che hanno diritto per legge, e non per concessione divina, alla maggiorazione citata, in quanto autorità provinciali di pubblica sicurezza. Che cosa aggiungere? Un consiglio dettato dal buon senso: Boeri e i suoi la smettano di intimorire i pensionati con annunci minacciosi e denigratori. Forse il governo dovrebbe intervenire per bloccare uno stillicidio di dichiarazioni buttate là, senza avere nemmeno l’accortezza di leggere pronunciamenti fondamentali come quelli del Consiglio di Stato.