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Dopo tre anni è stata finalmente avviata la bonifica degli spazi da convertire in caserma a Fasano, in provincia di Brindisi. Ma solo grazie alla determinazione di chi si è esposto in prima persona per segnalare il pericolo.
Buone notizie per gli abitanti di Fasano, in provincia di Brindisi. Un paio di settimane fa sono iniziate le bonifiche delle coperture in eternit-amianto di un capannone di 1000 metri quadri posto tra Via Sant’Oronzo e Via dell’Industria, vicino a case e a un asilo, e destinata a ospitare una caserma della Guardia di Finanza con unprogetto di conversione di circa 630mila euro. La rimozione delle coperture avviene dopo un primo intervento che aveva già asportato 800 Kg di fibre di amianto frantumato e libero sul sito.
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A Fasano è stato anzi particolarmente difficile. È la conclusioni di tre anni di rimpalli responsabilità tra le istituzioni che ne fanno un caso di studio su cosa succede quando i controlli non funzionano a più livelli, da quello amministrativo, a quello politico e a quello civico come invece nel caso di successo del Piemonteche abbiamo raccontato.
La prima segnalazione della presenza di amianto nei locali di Via Sant’Oronzo risale al 2012 e arriva direttamente da un militare della Guardia di Finanza che lavorava in quegli spazi, il quale, viste le numerose lastre frantumate di eternit disperse nel piazzale dell’edificio, si è preoccupato per la salute degli agenti e della popolazione delle case circostanti. L’Oms ha infatti certificato che è sufficiente la concentrazione di una fibra di amianto per litro di aria per aumentare il rischio di mesotelioma pleurico.
A segnalare il problema è Dimitri Pilo, un ispettore con 20 anni di divisa alle spalle, una specializzazione in antiterrorismo e uno stato di servizio ineccepibile. A spingere Pilo a diventare unwhistleblower è proprio la sua grande considerazione della divisa e del ruolo di chi la porta, che dovrebbe vegliare sulla sicurezza della comunità.
Il pericolo di sviluppare un tumore a causa di un’esposizione alle fibre di amianto è concreto e agire tempestivamente è importantissimo per limitare i danni alla salute. Per questo, il militare della Guardia di Finanza, consapevole dei doveri che contraddistinguono chi indossa una divisa e riscontrati i ritardi nell’adozione di provvedimenti a tutela della salute, decide di intervenire, per proteggere i cittadini di Fasano ed i lavoratori, denunciando i pericoli connessi all’esposizione all’amianto alla Magistratura.
La vicenda vede così un’escalation, perché nel 2013 la situazione di pericolo ambientale per i lavoratori e gli abitanti viene denunciata ai Carabinieri e nel 2014 la Asl si attiva con un’ispezione che certifica lo stato di pericolo per esposizione da amianto e diffidasia l’agenzia del demanio proprietaria di quegli spazi, a mettere in sicurezza la zona attraverso una bonifica affidata a operatori specializzati.
Bisognerà attendere il 16 febbraio 2015 perchè l’Agenzia del Demanio avvii la procedura per la bonifica cominciata solo quest’estate, tre anni dopo la prima segnalazione di Dimitri Pilonei quali gli abitanti di Fasano hanno respirato certamente non poche fibre di amianto.
Di preoccupante in questa vicenda non c’è solo la lentezza geologica delle autorità nel riconoscere la presenza di una minaccia terribile per la salute di cittadini e lavoratori (in Italia muoiono più di otto persone al giorno per il mesotelioma pleurico causato dall’inalazione di fibre di amianto).
A seguito alla sua attività di whistleblower, Pilo ha subito sanzioni disciplinari ed è stato imputato con vari capi d’accusa. Ma l’altra buona notizia è che, dopo due anni di processi in primo e secondo grado, l’ispettore Pilo è stato assolto con formula da tutte queste accuse.
Fonte: http://www.wired.it/