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Morti per le esposizioni al gas radon nella base Nato 1° Roc allestita nel “ventre” del Monte Venda, una trentina di militari uccisi dal mesotelioma pleurico e da altre patologie tumorali al polmone a causa del servizio svolto nel centro tra il 1958 e il 1998. Dopo anni di tira e molla(l’inchiesta è iniziata nel 2003) e il rischio concreto di azzerare tutto, si va a giudizio. Lo ha deciso il gup padovano Domenica Gambardella che ha spedito a processo quattro dei cinque imputati, tutti ex vertici dell’Aeronautica militare.
Processo già fissato per l’11 febbraio davanti al giudice monocratico Beatrice Bergamasco dove compariranno l’ex Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica militare Franco Pisano, 85 anni di Abano Terme; l'ex comandante della 1ª Regione aerea Giovanni Savorelli, 85 anni di Pisa; l'ex direttore generale del Demanio aeronautica Dario Parise, 75 di Roma, e l'ex direttore generale della Sanità militare Agostino Di Donna, 87 pure di Roma, difesi dai legali Massimo Giannuzzi, Franco Bonora (entrambi dell’Avvocatura dello Stato), Valentina Panvini e Alessia Casinelli.
Le accuse? Omicidio colposo, con la contestazione della colpa specifica in base a una serie di norme vigenti all’epoca dei fatti, come la violazione della tutela delle condizioni di lavoro prevista da un articolo del codice civile a carico del datore di lavoro (datore che deve adottare tutte le misure idonee a prevenire sia i rischi insiti all'ambiente di lavoro, sia quelli derivanti da fattori esterni e inerenti al luogo in cui tale ambiente si trova). Ma anche in base ad altre norme, che impongono obblighi specifici sempre nei confronti dei lavoratori come la messa a disposizione di mezzi di protezione idonei, e al regolamento di disciplina militare del 1986 che prevede per i superiori gerarchici il dovere di curare le condizioni di vita e di benessere del personale, assicurando il rispetto delle norme di sicurezza e la salvaguardia dell’integrità fisica dei dipendenti. La contestazione di questa cosiddetta “colpa specifica” – che si applica nel caso di infortuni sul lavoro come la vicenda del Venda – ha prodotto un risultato: l’allungamento dei tempi della prescrizione che, altrimenti, con la semplice contestazione di omicidio colposo ha un termine limitato di sette anni e mezzo. Il che significa che, nel 2017, sarebbe stato impossibile esercitare l’azione penale per il primo decesso avvenuto nel 2010 e, a catena, per gli altri. E poiché la prescrizione opera fino al terzo grado di giudizio (davanti alla Cassazione) e per arrivarci si impiegano anni, il processo sarebbe finito in un nulla di fatto. È stato il giudice Gambardella che, com’è nelle sue competenze, ha deciso di riqualificare giudiricamente la condotta attribuita agli imputati senza entrare nel merito delle accuse. Il pm Canova, titolare dell’inchiesta per la quale aveva chiesto l’archiviazione per ben due volte, aveva indicato con l’omicidio colposo una colpa specifica in relazione a una normativa non in vigore all’epoca in cui la base funzionava: in aula, infatti, le difese avevano presentato un’eccezione sostenendo che le accuse erano nulle. Il pm Daniela Randolo, che ha ereditato il fascicolo, aveva escluso quella colpa specifica a favore dell’omicidio colposo semplice. Poi è intervenuta la “correzione” di rotta del gup Gambardella che, peraltro, ha sospeso il procedimento a carico dell’ex Capo di Stato Maggiore Stelio Nardo a causa delle sue condizioni di salute.
Fonte "Il Mattno di Padova"
Cristina Genesin