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di Gianluca Taccalozzi - Preso atto della disponibilità della parte pubblica a destinare il 90% delle risorse contrattuali sul trattamento fisso e di concertare sin da adesso le risorse della specificità, la trattativa sul rinnovo contrattuale può andare avanti. Il nodo principale riguarda il trattamento accessorio: indennità e straordinario.
Le indennità sono ferme da lustri e la misura della retribuzione per lavoro straordinario è addirittura inferiore a quella ordinaria, eppure nemmeno stavolta sembrano esserci i margini finanziari per adeguarle.
Ma siamo sicuri che sia (solo) un problema di risorse? Io credo di no e lo dimostra il fatto che indennità e straordinario sono fermi da anni e non sono state rivalutati nemmeno nei contratti pre-crisi. Il problema principale sta nell’antiquata ed inadeguata struttura retributiva e contrattuale di questo comparto.
La retribuzione è composta per circa il 15% da straordinario e indennità legate a particolari servizi. In sede di rinnovo contrattuale si è preteso e si pretende (RGS e/o Amministrazioni?!) di finanziare gli incrementi di indennità e straordinario con le risorse contrattuali, cubando il relativo fabbisogno finanziario sulla base dei servizi/straordinari resi nell’anno precedente. Su queste basi è ovvio che indennità e straordinario non sono state e non saranno mai rivalutati, se non per causa di forza maggiore (come il caso dell’attuale misura dello straordinario divenuta “fuorilegge” dopo il riordino). Chi è quel fesso che mette i quattrini del contratto su una posta di bilancio non obbligatoria (può essere aumentata o ridotta a piacimento dal Governo) e per giunta con una distribuzione “iniqua” per definizione.
Tutto è regolato da un unico e rigido livello di contrattazione. Sul tavolo però siedono amministrazioni (e rappresentanze) con ordinamenti, esigenze e funzioni molto eterogenei e trovare soluzioni condivise è complicato. Ecco che dal 1995 ci si è progressivamente limitati ad aggiornare l’esistente, rinunciando all'innovazione.
La retribuzione di efficienza (F.E.S.I.) destinata alla contrattazione/concertazione di II livello non arriva al 3,5% della retribuzione complessiva, fatto che rende impossibile stimolare la produttività e le funzioni tipiche di ogni amministrazione.
In quesro contesto, il blocco del turn-over, il basso costo del lavoro straordinario, le nuove emergenze sicurezza e la mancanza di risposte organizzative (digitalizzazione, semplificazione, ecc.) hanno provocato l’esplosione dello straordinario. Nel 2015 la spesa per straordinario nelle FF.PP. ha raggiunto circa 850 milioni di euro, quasi il 7% della retribuzione complessiva quando negli altri comparti pubblici e privati non raggiunge l’1%. E nel 2016/17 la situazione è persino peggiore.
Una situazione estremamente critica che può essere risolta solo con una profonda ed organica riforma del sistema contrattuale e retributivo del comparto. C’è poco da inventare… la strada (obbligata) è quella già percorsa dal lavoro privato e dal resto del pubblico impiego: semplificazione (via indennità insignificanti!), potenziamento della contrattazione di II livello e riforma del modello di rappresentanza militare. Bisogna puntare sul F.E.S.I. perchè è l'unico strumento in grado di stabilizzare le risorse contrattuali destinate al trattamento accessorio, stimolare la produttività e risolvere le diversità di esigenze e funzione tra le amministrazioni.
Ovvio che in questa sessione non c’è tempo (e forse nemmeno la consapevolezza) per discutere una riforma di tale portata, ma si possono in qualche modo gettare le basi.
In questo senso con il neo istituito “fondo specificità” è stata imboccata la strada giusta prevedendo il finanziamento dei F.E.S.I., purtroppo una manina dispettosa all’ultimo momento ha aggiunto anche un’altra possibile destinazione: l’adeguamento della misura dello straordinario.
Se si vuole chiudere in tempo e trovare il modo di iniziare a rivalutare l’accessorio è necessario che il 10% delle risorse contrattuali e l’intero “fondo specificità” vengano utilizzati per finanziare il F.E.S.I.. mentre l’adeguamento della misura dello straordinario può e deve essere coperto con la riduzione dell’enorme monte ore complessivo, senza drenare ulteriori risorse.
Gianluca Taccalozzi - Delegato Co.Ce.R. Guardia di Finanza