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Non si arresta il dibattito relativo alle spese per la Difesa nella prossima legge di bilancio. L’annuncio di un ridimensionamento degli impegni pubblici ha già alimentato i timori di esperti e addetti ai lavori, in particolar modo per quei programmi considerati necessari, su cui sono già stati realizzati investimenti e presi impegni a livello internazionale. Sulla questione è tornata a fare il punto il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, con un video pubblicato su Facebook in vista dell’evento “Italia 5 Stelle” che si terrà a Roma domani e dopodomani.
IL CAPITOLO SPESE
“Abbiamo sospeso alcuni programmi di armamenti – ha detto il ministro – ho tagliato il progetto di questo Pentagono italiano (lanciato nel 2017, ndr) per cui si volevano trasferire tutti gli Stati maggiori in un unico palazzo, ma i palazzi già ci sono e non dobbiamo continuare a cementificare”. In definitiva, il “risparmio” annunciato dalla Trenta è di “quasi un miliardo e mezzo”, soldi che “andranno al personale per gli equipaggiamenti, per sistemare le caserme, e al Paese in definitiva”. Nel video si parla esplicitamente di “taglio”, una sforbiciata netta che preoccupa un comparto colpito da anni di budget risicati. Ad ora non ci sono i dettagli sui programmi coinvolti (qui un punto), anche se le indiscrezioni continuano a riguardare gli elicotteri multiruolo NH90 e il sistema di difesa missilistica Camm-Er. C’è poi il capitolo F-35, per cui è in corso “la valutazione tecnica” promossa dal ministro, e quello dei droni militari P.2HH, il cui schema di decreto ministeriale per l’acquisto di 20 macchine è fermo da tempo nelle commissioni parlamentari.
LE PAROLE DEI SOTTOSEGRETARI…
Parole più rassicuranti sono arrivate nei giorni scorsi dai due sottosegretari alla Difesa, Angelo Tofalo per il M5S e Raffaele Volpi per la Lega. Il primo, lo scorso lunedì ha detto che “il governo non ha tagliato nulla”, ma che ha ricavato una quota razionalizzando e rimodulando alcuni programmi”, il tutto “per aiutare l’industria della difesa”. Il secondo, qualche settimana fa, aveva detto che “ogni ipotesi di previsione di tagli ai programmi di investimento e di ammodernamento potrebbe generare impatti sull’occupazione e ulteriori oneri sociali a carico dei contribuenti”. Ieri, in una nuova nota, Volpi ha spiegato che il comparto industriale del settore difesa “merita dal governo e dal Parlamento la massima attenzione possibile”, soprattutto “in un momento in cui altre esigenze di bilancio impongono tagli che possono incidere su diversi programmi militari d’interesse non solo nazionale, per il futuro delle aziende già destinatarie delle commesse e dei loro dipendenti”.
…DELL’OPPOSIZIONE
Contro i tagli al comparto si sono già rivolti diversi esponenti delle opposizioni. Nel comunicato dell’ultimo Consiglio dei ministri si legge che “si prevede una riduzione delle spese militari pari ai fondi necessari per la riforma dei Centri per l’impiego” nell’ambito del disegno di legge relativo al bilancio dello Stato per il prossimo anno. Per Edmondo Cirielli, questore della Camera in quota Fratelli d’Italia, sarebbe “un errore che renderà l’Italia una nazione più insicura e tecnologicamente arretrata, trasformando le Forze armate da un grande strumento per la sicurezza e la libertà dell’Italia in uno stipendificio”. Da qui, il deputato ha rivolto “un appello alla Lega affinché impedisca il tentativo dei Cinque stelle di ridurre drasticamente la spesa militare”, anche perché “si costringeranno ingegneri ed esperti del settore a mettere a disposizione degli Stati esteri le proprie competenze”. Al sistema Camm-Er si sono riferiti in particolare i parlamentari dem Raffaella Paita e Vito Vattuone. “Il governo deve dire chiaramente quali sono le sue intenzioni in merito al programma di ammodernamento militare che prevede l’acquisto di missili Camm-Er, per un investimento di 545 milioni, che vadano progressivamente a sostituire i vetusti Aspide, in uso da 40 anni e che non potranno essere più impiegati a partire dal 2021″.
…E DEGLI ESPERTI
Su queste colonne, il presidente della Link Campus University Vincenzo Scotti aveva invitato il governo a sviluppare “un confronto senza pregiudiziali ideologiche, che valuti ogni aspetto (dei programmi per la difesa, ndr) e che consenta ai cittadini di avere chiare le ragioni per cui un Paese come il nostro ha una responsabilità non più limitata al suo ambito tradizionale”. Il generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa e già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica aveva chiesto all’esecutivo di “avere contezza dell’utilità e della necessità dei sistemi sui quali si accinge a intervenire”, facendo “un’attenta valutazione sulle ricadute sull’industria del comparto, soprattutto per quelle realtà, piccole e medie (che sono la maggioranza), per le quali ogni colpo può essere mortale”.Fonte: Formiche.net