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Il Gabinetto del Ministro della Difesa ha emanato la V Direttiva sul sindacato dei militari, relativa all’operatività dei medesimi nelle more dell’emanazione della legge. Per il Silf (sindacato lavoratori finanzieri) ed il Siam (sindacato aeronautica militare), si tratta solo di un timido passo avanti e l'ennesima occasione persa per fare chiarezza.SILF: OPERATIVITA’ SINDACATI DEI MILITARI. V (TIMIDA) DIRETTIVA DEL MINISTRO DELLA DIFESA
Si tratta di un altro (timido) passetto in avanti, ma dobbiamo purtroppo constatare che ancora una volta si è persa l’occasione per dare effettiva attuazione a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.120/2018, così come interpretata dal Consiglio di Stato in sede di parere.
Riteniamo che questa Direttiva sia del tutto insufficiente a garantire l’operatività dei sindacati dei militari e speriamo che il Ministro dell’Economia e delle Finanze non si limiti al solito “copia e incolla” con riferimento ai sindacati del personale della Guardia di Finanza
Si continua nella logica di limitare l’attività dei sindacati al solo livello di confronto centrale, quando tutti sanno che le criticità più importanti si riscontrano a livello locale, e si continua a considerare i sindacati fratelli minori della rappresentanza militare.
Nessuna risposta sulla compatibilità tra le cariche sindacali e della rappresentanza militare, nessuna previsione di permessi e distacchi per i dirigenti sindacali, nessun obbligo di informazione e consultazione dei sindacati nelle materie di competenza, solo per fare alcuni esempi.
E’ chiaro che non c’è volontà di far decollare il sindacato e di traccheggiare sino all’emanazione di una legge che, vista la situazione politica, appare sempre più lontana.
In queste condizioni è molto probabile che saranno ancora una volta i giudici a dover colmare le lacune prodotte dalla mancanza di coraggio della politica. (SILF nazionale)
SIAM: ennesima occasione persa per fare chiarezza.
Il Sindacato Aeronautica Militare – SIAM – apprezza la volontà del Ministro della Difesa di voler accogliere alcune istanze pervenute in occasione dell’incontro del 17 luglio scorso, a cui la nostra associazione ha partecipato e nel corso del quale si chiedevano ulteriori delucidazioni sull’agibilità delle associazioni sindacali del personale militare.
Con rammarico constatiamo che le uniche reali novità di quest’ultima circolare, sono limitate a due aspetti: il primo è che finalmente, ed una volta per tutte, è stato chiarito che l’attività sindacale può essere svolta all’interno dei reparti militari, con buona pace di qualche Comandante che ha pensato bene di impartire disposizioni che vanno esattamente in direzione contraria; il secondo è che le Amministrazioni dovranno costituire al più presto appositi uffici preposti ad interagire con le associazioni Sindacali. Ora certamente non si può più far finta che tali associazioni non esistano, come qualcuno fino ad oggi ha tentato di fare.
Purtroppo, però, dobbiamo altresì constatare che dopo ben cinque circolari emanate, il quadro in cui i rappresentanti sindacali dovranno muoversi continua ad essere confuso e irto di insidie per chi vorrà impegnarsi in questa attività.
Infatti persiste l’orientamento dell’Amministrazione Difesa a non considerare l’attività sindacale come attività di servizio in netta contraddizione con tutti gli orientamenti della giurisprudenza nazionale ed internazionalmente in materia e, soprattutto, ignorando deliberatamente quanto disposto dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 120 del 2018 nella quale è stabilito che: “il vuoto normativo possa essere colmato con la disciplina dettata per i diversi organismi della rappresentanza militare”, definendo infatti un’analogia con le modalità di funzionamento con i vari Cocer, Coir e Cobar, che come è noto svolgono la loro attività ampiamente in orario di servizio. Questo orientamento di chiusura arriva a configurare il paradosso per cui, in caso di incontro con le diverse autorità di vertice i rappresentanti sindacali sono in licenza o permesso, mentre le prime sono in servizio.
Evidentemente il vertice militare più che ad un interlocutore credibile e rispettato mira a creare una sorta di circolo dopolavoro ferroviario o, peggio, un circolo del gioco delle bocce.
La medesima circolare impone paletti perentori come l’obbligo di sottoscrivere le deleghe per gli iscritti, cosa di per sé non negativa se non fosse che questo strumento consente ai Comandanti di avere una schedatura di tutto il personale iscritto in un momento particolare di assenza di norme di salvaguardia a tutela dell’attività sindacale. Ciò potrebbe creare i presupposti per permettere loro di influenzare la libera adesione ad un sindacato.
Infine continuiamo a trovare irragionevole il voler relegare i rapporti con le diverse realtà sindacali solo a livello di vertice precludendo ogni forma di comunicazione a livello locale. L’attività sindacale ha un suo preciso significato proprio nella quotidianità lavorativa di ciascuno e relegarla ad un mero confronto sui massimi sistemi con gli Stati Maggiori significa volerla escludere proprio laddove è più necessaria, ovvero dove si creano le più comuni situazioni di attrito, dove è più frequente l’abuso da parte di autorità troppo spesso inclini a cercar scorciatoie a danno del personale solo per far quadrare i conti e salvare la propria carriera.
Il Sindacato Aeronautica Militare, esprime tutto il suo disappunto e delusione per questa ennesima occasione persa da parte dell’amministrazione Difesa, soprattutto in considerazione del fatto che potrebbe essere l’ultima circolare a causa del quadro politico incerto che si sta delineando.
Il Diritto Sindacale è una conquista dell’umanità, non a caso è inserito tra i principi che stanno alle fondamenta dell’Unione Europea. Continuare a minarne il libero esercizio significa mettersi dalla parte di chi vuole vincere facile impedendo agli avversari e alle controparti più deboli di scendere in campo. per difendere i propri legittimi interessi.
Noi crediamo fermamente nella giustezza delle nostre convinzioni e nella solidarietà nei confronti di tutti quei colleghi che necessitano di supporto, assistenza e tutela quotidiana. Perché i diritti, mai e poi mai possono avere limiti di trattazione in fasce orarie o soggetti, quali Capi e Comandanti, nei confronti dei quali non possano essere reclamati.
Lo dichiara il Segretario Generale del SIAM Paolo Melis