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La Federazione SILP CGIL - UIL Polizia scrive al capo della Polizia in merito alle numerose segnalazioni di ingiustificabili, se non vergognosi, ritardi nella corresponsione della pensione al personale collocato in quiescenza. Ritardi, che vanno dai tre-quattro mesi fino a superare l’anno, in alcuni ancor più deprecabili casi...
La lettera del Silp al capo della polizia Gabrielli
AL SIGNOR CAPO DELLA POLIZIA
Direttore Generale della Pubblica Sicurezza
Prefetto Franco GABRIELLI
Piazza del Viminale, 1 R O M A
OGGETTO: Gravi ritardi nell’erogazione del trattamento pensionistico.
Signor Capo della Polizia, continuano a pervenirci numerose segnalazioni, in massima parte riferite alla Capitale, di ingiustificabili, se non vergognosi, ritardi nella corresponsione della pensione ai colleghi collocati in quiescenza a vario titolo, anche per raggiunti limiti di età. A ciò si somma la difficoltà, divenuta una chimera in era Covid, di relazionarsi con i diversi Uffici interessati alla procedura di definizione e liquidazione del trattamento economico in argomento, specie le sedi INPS. Come Ella sicuramente ricorderà la questione è ben nota, evidenziata da questa Federazione in più occasioni alla Sua attenzione ed anche in seno alla Commissione consultiva per il Fondo di Assistenza per il personale della Polizia di Stato nella seduta del 10 maggio 2018.
Questi ritardi, che vanno dai tre-quattro mesi fino a superare l’anno, in alcuni ancor più deprecabili casi, causano gravi situazioni di disagio se non di indigenza per le famiglie dei malcapitati appartenenti alla Polizia di Stato, i quali devono continuare a fronteggiare gli impegni assunti per il sostentamento dei propri cari non solo con somme di importo minore, a quanto percepito in servizio, ma anche con l’aggravante che non vengono corrisposte immediatamente e puntualmente bensì dopo lunghi intervalli temporali privi di entrate.
Di conseguenza non sono rari i casi di forte indebitamento con gravi ripercussioni sulla stabilità familiare e sulla dignità dei colleghi pensionati, lavoratori che dopo anni di duro e onorato servizio, espletato con spirito di sacrificio e non poche privazioni, alle dipendenze dello Stato e a favore della collettività, rischiano di finire sul lastrico oltre ad essere spesso irrimediabilmente colpiti negli affetti più cari subendo angherie imputabili a carenze, inefficienze ed incapacità gestionali ed amministrative.
Tale situazione si rivela ancor più insopportabile se confrontata con quanto avviene per le altre Forze di polizia ad ordinamento militare, di cui si allega la relativa puntuale documentazione. Infatti dette Amministrazioni, oltre ad espletare preventivamente e celermente gli adempimenti di propria competenza, hanno sottoscritto specifici accordi con l’Ente Previdenziale Nazionale, attraverso i quali offrono ai propri dipendenti, anche attraverso strutture appositamente dedicate, un percorso rapido e lineare che assicura un passaggio indolore dal servizio attivo alla quiescenza, garantendo la percezione di reddito senza soluzione di continuità insieme ad altri servizi di natura assistenziale e previdenziale.
Questa Federazione chiede uno Suo autorevole, tempestivo e decisivo interessamento per porre fine a questa cronica ed incresciosa vicenda, con riserva di porre in essere ogni utile iniziativa, nelle diverse sedi, a tutela e salvaguardia dei singoli, senza escludere azioni di ricerca di responsabilità, come pure di assumere le idonee forme di protesta per portare la questione all’attenzione dei media, dell’opinione pubblica e di tutti i soggetti istituzionali deputati ad occuparsene.
Distinti saluti.
Il Segretario Generale (Daniele Tissone)