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La rivalutazione delle pensioni non scatterà a partire dall’anno prossimo, ma da novembre. La novità in tema di pensioni trova il suo fondamento in quanto previsto dal Decreto Aiuti bis, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso agosto.
In particolare, il riferimento va all’art. 21 del Decreto Aiuti bis, il quale – contro inflazione galoppante e prezzi alle stelle – dispone i due distinti interventi che seguono:
rivalutazione dello 0,2% (risultato della differenza tra l’1,7% di inflazione in principio stimata e l’1,9% di quella reale) per tutti i pensionati, a recupero dell’inflazione del 2021 con anticipo al primo novembre di quest’anno;
versamento per le mensilità di ottobre, novembre, dicembre e tredicesima di un aumento della pensione del 2% per i pensionati, che incassano un trattamento di ammontare massimo mensile uguale a 2.692 euro, vale a dire 35mila euro ogni anno.
Dal punto di vista pratico, la percentuale della rivalutazione delle pensioni di ammontare fino a 2.692 euro al mese a ottobre sarà dunque del 2%, per essere poi al 2,2% dalla pensione di novembre. Inoltre, per ambo gli interventi, a gennaio 2023 sarà compiuta la rivalutazione al tasso di inflazione effettiva – al momento calcolato sull’8% – al netto di quanto già assegnato.
All’interno di un documento l’Inps ha altresì rimarcato che dal mese di gennaio 2023 vi sarà la rivalutazione per tutte le pensioni, quantificata sui dati provvisori dell’inflazione 2022 che al momento – come è noto – è in forte crescita.
Questo ente ha perciò colto l’occasione per ricordare che ogni anno i trattamenti pensionistici erogati dall’Inps sono sottoposti ad una revisione degli importi, allo scopo di risultare più adeguati alle variazioni del costo della vita. Oggi ciò vale a maggior ragione, visti i dati su bollette, prezzi ed inflazione.
Come Inps precisa, la citata revisione prende il nome di perequazione e ha la finalità di tutelare il potere d’acquisto delle pensioni e dunque le capacità di spesa e di consumi dei pensionati – rispetto all’aumento del tasso di inflazione e del costo della vita. Di per sé la perequazione è applicata a tutte le tipologie di trattamento pensionistico versate dalla previdenza pubblica, senza che abbia rilievo l’essere integrate al trattamento minimo. Se è vero che di solito la perequazione è applicata nel mese di gennaio di ciascun anno sulla scorta degli incrementi dell’indice annuo dei prezzi al consumo acclarati dall’Istat, quest’anno la rivalutazione è anticipata per dare un sostegno immediato ai pensionati in questo delicato periodo.
Tutti gli interessati ad avere ulteriori dettagli sulle nuove misure e sulle novità in tema di pensioni, possono fare riferimento agli strumenti digitali messi a disposizione dall’Inps. Pensiamo in particolare alla possibilità di consultare online il cedolino della pensione. Si tratta di un servizio molto utile perché consente di controllare in tempo reale l’ammontare dei versamenti delle prestazioni pensionistiche pagate dall’istituto ogni mese, e quali sono le cause per le quali detto ammontare può cambiare.