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La Difesa dovrà risarcire la figlia. Il Ministero della Difesa dovrà risarcire la figlia di un lagunare, morto per mesotelioma da esposizione ad amianto dopo 50 anni dallo svolgimento del servizio militare. Lo ha stabilito la Corte di Appello di Milano che ha confermato la condanna di primo grado
La Corte di Appello di Milano ha confermato la condanna del Ministero della Difesa a risarcire l’orfana di un lagunare genovese deceduto per mesotelioma da esposizione ad amianto dopo 50 anni dallo svolgimento del servizio militare.
Già in primo grado il Tribunale nel luglio 2021 aveva condannato il Ministero dell’Interno a riconoscere lo status di vittima del dovere, e quello della Difesa alla liquidazione dell’equo indennizzo in favore della figlia, ribadendo che il mesotelioma pleurico ha un periodo di latenza massima che può superare, come nel caso di specie, il cinquantennio (richiamando una Sentenza della Cassazione penale del 2016).
Il militare, aveva prestato servizio di leva tra il marzo del 1963 e il luglio del 1964 a Palermo, Messina e Venezia, ed era stato esposto all’amianto in particolare a Venezia, dove era stato assegnato al Battaglione Lagunare Marghera, e dove, sempre secondo il Tribunale meneghino, c’era: “un’ampia e diffusa presenza di componentistica in amianto”, in particolare: “nelle strutture, impianti ed installazioni, nelle dotazioni individuali e collettive degli uomini d’arma, nei mezzi meccanizzati, in ragione della estrema versatilità del materiale e della sua particolare capacità di resistenza alla trazione e al calore”.
Dopo aver manifestato problematiche di natura respiratoria all’inizio del luglio del 2017 viene ricoverato in ospedale e muore a 75 anni il 31 dello stesso mese.
Il mesotelioma verrà scoperto successivamente, soltanto grazie all’autopsia. In ospedale, infatti, la diagnosi era stata quella di una polmonite bilaterale.
L’unica figlia, che già in precedenza aveva perso la madre, restata orfana a 38 anni, si è rivolta all’Osservatorio Nazionale Amianto e al suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, perché fosse riconosciuta la natura professionale della malattia e il diritto al risarcimento come erede di vittima del dovere.
Le tesi di Bonanni, accolte già in primo grado, vengono ora confermate anche dalla Corte di Appello di Milano, perché risulta: “del tutto probabile ed altamente verosimile che il Raineri sia stato sottoposto … a continuativa e non occasionale esposizione a polveri di amianto, a bassa concentrazione per quanto riguarda le fibre aerodisperse nelle infrastrutture militari … e a concentrazione intermedia nelle attività di utilizzo di mezzi meccanici e di armi individuali e di reparto”.
“E’ l’ennesima conferma del rischio amianto nelle Forze Armate, e in particolare nell’Esercito Italiano che continua a mietere vittime, come evidenziato dall’accertamento tecnico e anche dal ReNaM (Registro Mesoteliomi)” – denuncia Bonanni.