Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

A parte una generale carenza su molti temi rilevanti, il contratto di governo preoccupa soprattutto sulle missioni internazionali per cui c'è il rischio di "chiudere bottega". Il commento del presidente della Fondazione Icsa

 

Se si smantellano le missioni internazionali, la Difesa italiana muore. È l’allarme lanciato dal generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa e già capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, in merito all’ultimissima bozza di contratto di governo tra Lega e Movimento 5 Stelle, su cui si legge la rivalutazione degli impegni all’estero dei nostri soldati. In più, manca completamente il riferimento ad alcuni temi rilevanti per il comparto, come Difesa europea, spesa destinata al settore e nuovi assetti militari, mentre poca chiarezza emerge sul sostegno all’industria e sul riassetto delle Forze armate.

 

LE MISSIONI INTERNAZIONALI

Tra le poche righe dedicate al tema della Difesa (13 in tutto), la maggiore preoccupazione riguarda le missioni internazionali. “È opportuno rivalutare la presenza dei contingenti italiani nelle singole missioni internazionali geopoliticamente e geograficamente, e non solo, distanti dall’interesse nazionale italiano”, si legge nella bozza. Soprattutto i pentastellati avevano espresso un profondo disaccordo nei confronti dell’ultimo pacchetto missioni approvato a fine legislatura, compresa la discussa missione in Niger. Eppure, addetti ai lavori ed esperti hanno chiarito più volte che l’invio di soldati italiani nel Sahel risponde proprio a una riscoperta dell’interesse nazionale. In tal senso, ha notato Tricarico, “è bene che il governo comprenda un concetto fondamentale: se si riducono o si dismettono le missioni internazionali, lo strumento militare italiano muore”. In che senso? “Andare all’estero è un fatto di sopravvivenza, così riusciamo a rimanere aggiornati e ad essere assetti pregiati nei teatri moderni; l’Esercito italiano vive, è efficiente e professionale solo in quanto partecipa alle missioni internazionali. Se tutto questo dovesse finire – ha rimarcato il generale – noi dovremmo chiudere bottega, anche se una rivalutazione degli impegni può essere sempre benvenuta”.

 

TRA RUSSIA E NATO

Sul fronte esteri, resta il riferimento alla “centralità dell’interesse nazionale”, così come la conferma della “appartenenza all’Alleanza atlantica, con gli Stati Uniti d’America quale alleato privilegiato”. Eppure, si ribadisce l’apertura alla Russia, “da percepirsi non come una minaccia ma quale partner economico e commerciale”. Dunque, si legge ancora, “è opportuno il ritiro immediato delle sanzioni”, elemento abbondantemente criticato e forse sovradimensionato nei numeri (come abbiamo evidenziato nello speciale). Questo doppio binario, ha detto Tricarico, “è assolutamente sostenibile” e permette di “riequilibrare i ruoli di ambe due, depotenziando nella Nato l’abuso di ruolo dominante degli Stati Uniti, tutto usato in funzione anti-russa”. In altri termini, ha detto il generale, la Russia “dovrebbe essere tenuta nel gioco”.

 

LE FORZE ARMATE SECONDO SALVINI E DI MAIO

Sul fronte interno, la priorità dichiarata per il comparto difesa è “la tutela del personale delle Forze Armate”, per cui si specifica “l’importanza del ricongiungimento familiare”, un elemento che, lanciato tra due parentesi, non è ulteriormente specificato. Secondo il generale Tricarico, si tratta del tentativo di risolvere un problema che “silenziosamente ha spaccato molte famiglie”, cioè il trasferimento dei militari, frutto “del processo di dimagrimento e chiusura dei reparti”, che ha costretto i soldati italiani “a compiere diversi sacrifici”.

 

TRA INDUSTRIA ED EUROPA

Nella bozza si afferma inoltre “la tutela dell’industria italiana del comparto difesa, con particolare riguardo al finanziamento della ricerca e dell’implementazione del know how nazionale in ambito non prettamente bellico”, con un focus che sembra dunque orientato all’innovazione tecnologia e al dual use, un elemento su cui i 5 Stelle avevano già affermato il loro impegno. C’è tuttavia anche l’attenzione al procurement, con la “progettazione e costruzione di navi, aeromobili e sistemistica high tech”. Si tratta, ha commentato il presidente della Fondazione Icsa, “di una formulazione molto generica, ma magari fosse così”. Eppure, più che di progettazione, ha aggiunto Tricarico, “bisognerebbe che il governo si occupasse dei programmi pluriennali già avviati, di quelli da lanciare e soprattutto dell’Europa, cioè della messa a sistema in una visione europea”. In questo senso, “stona la mancanza di riferimento al conteso europeo, in forte accelerazione per quello che riguarda la Difesa comune”. Nel Quadro finanziario pluriennale (Mff) 2021-2027 la Commissione ha proposto di destinare 13 miliardi di euro al Fondo europeo per la difesa (Edf), risorse importanti che non possono essere sottovalutate.

 

NEL TERRITORIO NAZIONALE

Un ulteriore paragrafo del programma parla di “aumento delle dotazioni e dei mezzi”, anche se, nota Tricarico, “si riferisce evidentemente solo alle Forze dell’ordine, e forse pensano in maniera esclusiva al controllo del territorio”. Ciò si lega al precedente punto che parla di un “efficace impiego (della Forze armate, ndr) per la protezione del territorio e della sovranità nazionale”, un’espressione che per Tricarico resta “poco chiara, ma sembrerebbe significare il ritorno alla soglia di Gorizia”, cioè a una difesa limitata ai confini nazionali. Eppure, ha aggiunto il generale, “ormai la difesa è la protezione degli interessi fuori dai confini, ed è anzi opportuno che il governo riduca l’utilizzo dell’Esercito nel territorio ai soli casi di emergenza”.

 

UN’ATTENZIONE CHE MANCA

In termini più generali, “il programma per la Difesa di questo futuro possibile governo, così come di ogni altro ipotetico esecutivo presente e futuro, riflette l’insufficiente cultura della difesa in quel mondo, così come, in senso più lato, nell’opinione pubblica”, ci ha detto il generale Tricarico. “I pochi concetti espressi nella bozza di programma hanno una loro dignità, ma coprono ben poco del variegato, notevole e sempre più importante mondo della Difesa”. Ci sono comunque aspetti per cui “è lecito sperare in una rivitalizzazione del settore difesa, soprattutto considerando che molti parlamentari, quantomeno della Lega, pare abbiano manifestato l’intenzione di andare a comporre le commissioni Difesa, a rottura di un trend fino ad oggi di carattere opposto”. E cosa significa questo? “Significa – ha concluso Tricarico – che c’è interesse e che vogliono rimboccarsi le maniche e lavorare, e già sarebbe tantissimo”.

 

Fonte: Formiche.net

Argomento: 
Difesa