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Dopo la sentenza della Corte d'Appello che lo scorso 12 maggio ha condannato il Ministero della Difesa a pagare quasi 717mila euro alla famiglia di una sua dipendente deceduta nel 2009 per un un mesotelioma, la vicenda del Policlinico Militare di Anzio rischia di diventare un caso dalla proporzioni inattese.
Sarebbero infatti altri cinquanta i dipendenti pronti a fare causa allo Stato: alcuni di loro, secondo indiscrezioni, avrebbero contratto patologie causate da esposizione all'amianto. In particolare, indagini mediche avrebbero riscontrato, almeno per uno di loro, la presenza di placche pleuriche, una delle alterazioni più comuni dovute proprio al materiale killer. Assistiti dagli avvocati Ezio Bonanni e Ciro Palumbo i lavoratori hanno già depositato presso la Corte dei Conti un ricorso per godere del prepensionamento dopo che una prima richiesta amministrativa era stata rigettata.
Così come la signora M.M. Morta dopo aver lavorato per ventotto anni nel Policlinico di Anzio, anche loro hanno prestato servizio all'interno della struttura sanitaria realizzata negli anni Cinquanta, che fino al 2009 non è mai stata bonificata. Le verifiche tecniche eseguite negli anni avevano infatti confermato che l'ospedale militare era strapieno di eternit: a partire dalla tettoia fino agli impianti elettrico, di condizionamento e di riscaldamento. Amianto c'era persino nell'intonaco spruzzato sulle pareti. Un altro dei tanti paradossi italiani.
Sulla vicenda è in corso un'indagine, aperta dalla Procura di Velletri a seguito di una segnalazione del'Osservatorio Nazionale Amianto che risale al 2012. Secondo quanto risulta ad affaritaliani.it, il pm Giuseppe Travaglini sarebbe vicino alla chiusura dell'inchiesta.
Qualora si dovesse procedere a richiedere il rinvio a giudizio, per il Ministero della Difesa si aprirebbe una grana gigantesca. E i 717mila euro di risarcimento stabilito in Appello per la donna di Anzio potrebbero apparire presto come bruscolini.
FONTE: http://www.affaritaliani.it/