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Il d.p.c.m. di spacchettamento del “Fondone P.A.” della Legge di Bilancio 2017 libererà (quasi tutte: mancano 110 milioni di euro rispetto a quelle promesse: 977 milioni rispetto a 1.087 milioni) le risorse per “stabilizzare” il bonus e finanziare il progetto di riordino ipotizzato a grandi linee già lo scorso novembre.
Il Governo ha quindi mantenuto (al 90%) gli impegni.
Con queste premesse, ci si attendeva che:
nel 2017, fosse partito (magari con qualche mese di slittamento il progetto di riordino già impostato lo scorso novembre: (riparametrazione, accorciamento di carriere, superamento dell’omogeneizzazione, ecc.) e venisse prorogato il bonus con le attuali modalità;
nel 2018, parallelamente al riordino, il bonus fosse ”stabilizzato” mantenendo gli stessi percettori e lo stesso grado di equità e, per questo, sul tavolo del riordino si stavano studiando soluzioni idonee: “defiscalizzazione accessorio per 960 euro l’anno”.
Purtroppo, per tanti motivi (ma il Governo non c’entra un fico secco!), non è stato possibile attuare questa soluzione e gli “80 euro” saranno sì stabilizzati, ma con forme e strumenti che non consentiranno una distribuzione “equa" come quella del bonus.
Dal 2018, infatti, i 480 milioni di euro del bonus saranno stabilizzati ed utilizzati:
in parte (110 milioni di euro circa) per coprire il deficit di risorse della Legge di Bilancio 2017 rispetto al fabbisogno del progetto ipotizzato a novembre;
in parte (260 milioni di euro circa) per incrementare la Tabella parametrale ipotizzata lo scorso novembre, ovvero a concretizzare la nuova Tabella parametrale uscita qualche giorno fa che, a questo punto, partirà da gennaio 2018.
in parte (110 milioni di euro circa) per finanziare una serie di “altri interventi”, sia chiaro "legittimi e corretti", che però non erano previsti o comunque non erano finanziariamente coperti nel progetto dello scorso novembre: una tantum per gradi apicali di tutti i ruoli non direttivi, “ricostruzioni giuridiche per App. Sc. da 5 a + a 8 e Brig. Capo da + 4 a + 8) da ed altre misure perequative.
Il risultato è che gli “80 euro” ci sono, ma saranno “diversamente” stabilizzati. Non più 80 euro netti a tutti, ma 30/70 euro lorde (nei parametri) a taluni e “30/70 euro” più qualche decina di euro (assegni “una tantum” o misure perequative o ricostruzioni giuridiche) ad talaltri.
Si poteva fare meglio?! Forse sì… ma è andata così ed oggi non è più tempo per pensare al “sarebbe stato meglio se…”, è tempo di chiudere.
Gianluca Taccalozzi – Delegato Co.Ce.R. Guardia di Finanza