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Alla Cgil il decreto di riorganizzazione del comparto sicurezza (dlgs. 124/2015) non piace. Lo ha ribadito oggi (lunedì 27 giugno) a Roma nel corso dell'Assemblea nazionale dei quadri e delegati Cgil dei corpi di Polizia di Stato, Penitenziaria, Forestale, Finanza, Vigili del Fuoco e rappresentanti del mondo militare. Un importante appuntamento di discussione che ha messo in evidenza temi e problematiche che attraversano trasversalmente il settore sicurezza, dalla riorganizzazione del comparto alla riforma del settore di soccorso pubblico, passando per i nodi della contrattazione e della rappresentanza.
Nel corso dell'iniziativa, dal titolo "Per una sicurezza civile - Legge Madia: utile riforma o nuova occasione mancata?", è stato innanzitutto ribadito il giudizio negativo della Cgil sul decreto, che punta “alla soppressione del Corpo Forestale dello Stato e alla sua militarizzazione forzata (art. 8) e a poco altro, senza rispondere ai problemi e alle emergenze del settore e senza avere alla sua base un progetto organico che, con una ricetta diversa da quella dei tagli e delle riduzioni dei precedenti interventi, guardi al presidio del territorio e alla valorizzazione delle professionalità e delle specificità dei singoli corpi".
La Cgil chiede, partendo da questi obiettivi e da una visione complessiva, di "rimettere in discussione il decreto nella sua interezza, aprendo una fase di confronto larga che fino a oggi non vi è stata", ribadendo "un secco no al passaggio della Forestale all'Arma dei Carabinieri".
Per quanto riguarda il contratto, la prima rivendicazione del sindacato di corso d'Italia è di "riaprire al più presto il confronto per il rinnovo per i corpi di polizia e soccorso". Vi sono poi diverse specificità da affrontare, a partire dal riordino delle carriere e dalle risorse necessarie: "la strana idea di usare gli 80 euro sulla partita del riordino delle carriere non è accettabile, servono risorse adeguate e un'azione coordinata con gli obiettivi della riforma generale".
Sono stati poi affrontati i temi dell'organico e del reclutamento, quelli della questione di genere e della previdenza complementare, e quello dirimente della rappresentanza e delle prerogative sindacali. La Cgil ha denunciato come queste ultime "siano messe in discussione, con un arretramento anche rispetto alla legge 121/1981".
A conclusione dell'assemblea, l'annuncio: "Elaboreremo e presenteremo a breve una nostra proposta di riorganizzazione complessiva del comparto, intanto la nostra battaglia contro la militarizzazione del Corpo Forestale e per l'estensione dei diritti sindacali in tutti i comparti sicurezza, difesa e soccorso pubblico continua, anche sul piano legale. In assenza di risposte definiremo ulteriori iniziative di mobilitazione per tutto il settore".
Di seguito la Relazione di Daniele Tissone, segretario generale Silp Cgil
<<L'appuntamento odierno è importante non solo perché mette insieme quadri che hanno la necessità di mettere in campo iniziative in comune ma anche perché "apre ad un confronto serio su temi alti quanto strategici per il futuro del nostro complesso Paese."
In questo senso la riforma della Pubblica Amministrazione in senso ampio è una grande sfida, che abbiamo raccolto già da tempo con l'elaborazione di una serie di proposte rivolte al governo, per raggiungere la modernizzazione e l'efficienza a pieno regime della Polizia di Stato.
La Riforma dovrebbe trovare traduzione nella Legge Madia, che declina decreti le cui bozze viste fino ad oggi sono davvero deludenti e penalizzanti. Una scelta positiva è il numero unico di soccorso pubblico, che prevede l'introduzione delle sale operative comuni: ma qui ci verrebbe da dire che era l'ora visto che le sale operative comuni sono previste dalla legge 121/1981. Ma si è mosso poco o niente.
Dirò il perché di questi aggettivi che ho appena usato, perché deludenti e perché penalizzanti.
La scelta sbagliata dell'assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nell'Arma dei Carabinieri e l'introduzione di logiche militari sono inaccettabili, mentre proseguono a ritmo serrato gli incontri tra le amministrazioni per il riordino delle carriere del personale dei Corpi di Polizia e tra la nostra Amministrazione e i sindacati.
Alle 16 di oggi incontreremo, come segreteria nazionale del Silp Cgil il Capo della Polizia, momento che ci permetterà di affrontare sia i temi delle libertà sindacali sia quelli improntati all'efficienza del modello di sicurezza utile al Paese senza dimenticarci di trattare gli argomenti che riguardano il reperimento di risorse per il contratto come per le carriere. Serve, anche, e lo faremo presente oggi al Capo, una visione strategica sulla formazione interna, nuove norme che tutelino la mobilità a domanda nonché una revisione delle modalità concorsuali e degli istituti ormai decennali che riguardano regolamento di servizio e disciplina.
Siamo infatti consapevoli che, in questi anni, il confronto sindacale è stato discontinuo, improduttivo in taluni momenti, certamente caratterizzato da azioni di rottura e di chiusura da parte del governo. Ciononostante abbiamo alzato la voce più di una volta, fino ad arrivare a pronunciare la parola sciopero, e a farla pronunciare anche a rappresentanze militari e a quelle organizzazioni sindacali della stessa Polizia di Stato che mai avrebbero pensato di spingersi oltre la politica della rivendicazione. È stato grazie alla lotta che il sindacato ha ottenuto lo sblocco del tetto salariale, fermo a causa del DL 78/2010, ed è grazie al sindacato che emergono tutte le contraddizioni di riforme che riformano ben poco.
Siamo convinti che l'architettura della Pubblica Sicurezza debba rifarsi alla Legge 121, legge datata ma incompiuta, che brutte riforme vogliono smontare e anche lì la nostra protesta si è fatta sentire a proposito di una ridicola misura che mirava a chiudere 23 Prefetture.
Non può esserci riforma se non si parte dai cittadini e dai lavoratori. Non può esserci riforma se non si mette mano al contratto, firmato l'ultima volta nel 2007, rinnovandolo con risorse adeguate. Vanno aggiornati gli istituti contrattuali utili ad accompagnare processi di riorganizzazione e riforma del comparto, tenendo presente la specificità delle FF.PP. e Soccorso Pubblico.
E proprio per quello che dicevo prima, e cioè che le logiche militari sono inaccettabili perché riportano indietro nel tempo, crediamo che la Sicurezza e la Difesa abbiano caratteristiche diverse e per questo non possano restare nello stesso Comparto. Lo abbiamo visto con le bozze di decreto sul riordino delle carriere, su cui tornerò dopo. E lo abbiamo visto anche nel parere del Consiglio di Stato sulla Forestale, che alla fin fine considera un po' tutti sullo stesso piano per il fatto di stare nello stesso Comparto.
Come se democratizzazione e contrattualizzazione piena delle forze di polizia fossero un vezzo o un capriccio invece che una necessità per il Paese e per le donne e gli uomini in divisa.
Nella legge di Stabilità 2016 il governo ha deciso di inserire il bonus dei 960 € annui (80€ per 12 mensilità) per il personale non dirigente delle forze di polizia, vigili del fuoco, forze armate e capitanerie di porto. È un bonus che non costituisce reddito, non è tassato, non va sulla previdenza. Al pari degli altri lavoratori con un reddito inferiore a 24.000€ (e 26.000 in forma ridotta) coloro che percepivano già gli 80€ dal 2015 prenderanno entrambi i bonus.
Si tratta per noi di una misura che riconosce la specificità del nostro lavoro ma che è maturata senza alcun confronto con i sindacati, non guarda al domani ma solo all'immediato e non apporta benefici duraturi, non segna un avanzamento delle condizioni dei lavoratori ma solo un beneficio non rinnovabile e pertanto precario.
È un beneficio che non può sostituire alcun accordo contrattuale e che va reso strutturale.
Il sistema previdenziale rappresenta per i lavoratori del Comparto Sicurezza un riconoscimento della specificità, sancito dalla normativa vigente, che è passato indenne dalle armonizzazioni previste dalla riforma Fornero del 2011. Tenuto conto che gli assunti dal 1° gennaio 1996 sono destinatari esclusivamente sotto il profilo previdenziale del sistema contributivo che non assicura totalmente un tasso di sostituzione equivalente all'ultima retribuzione percepita in servizio, vi è la necessità dell'avvio della previdenza complementare prevista già dal 1996, che prevede la partecipazione delle amministrazioni e del lavoratore e che integra il futuro trattamento pensionistico. Questo ritardo penalizza fortemente coloro i quali devono abbandonare il servizio per patologie e non hanno un trattamento pensionistico adeguato.
Il superamento degli articoli 82 e 83 della L. 121/1981, che vietano la libera sindacalizzazione, iscrizione invece possibile ai partiti politici, è un obiettivo primario perché amplierebbe la sfera di libertà dei lavoratori di polizia e non solo. In tal senso la modifica dell’art. 83 della L. 121/1981 rappresenta un’occasione sprecata da parte della politica, che senza alcun tipo di trasparenza e confronto ha modificato questa legge aprendo l’iscrizione ai sindacati di polizia anche ai pensionati creando confusione e senza risolvere i punti di fondo della piena libertà sindacale, come già avviene per altri corpi di polizia.
L'obiettivo del Silp Cgil, sicuramente per noi tra i valori fondativi, è quello di superare qualsiasi vincolo giuridico che limiti le libertà sindacali negando la possibilità di garantire realmente i diritti del personale delle forze di polizia e delle forze armate.
La sola Polizia di Stato dovrebbe avere una dotazione organica di 117.292, mentre la forza effettiva è di 101.980, con un deficit di 15.312 donne e uomini.
C'è bisogno di incrementare gli organici. Con la domanda di legalità del Paese, con questi livelli di emergenza per gli sbarchi, per contrastare la criminalità e rendere efficiente la Polizia di Stato c'è bisogno di assumere! Occorre modificare il sistema di assunzione, di “arruolamento e di reclutamento” si diceva, sia superando il blocco del turn over che garantendo accesso ai profili di base delle carriere iniziali direttamente dalla società civile e senza la preventiva immissione nei Corpi militari delle Forze Armate, percorso che tra l'altro limita fortemente il personale di genere femminile, superando quindi gli effetti dannosi conseguenti l'applicazione delle leggi n. 226/2004 e le recenti modifiche dell’art. 2199 del cd. “Codice Militare” che solo in parte, dal 31.12.2015, stanno rimodulando, diminuendole gradualmente, le percentuali di riserva per i volontari. Valorizzare i titoli di studio in relazione alle qualifiche o ruoli per i quali è previsto il reclutamento o l'assunzione.
Rafforzamento delle dotazioni organiche che sono sottodimensionate (il confronto europeo che viene strumentalmente agitato per supportare ipotesi di tagli o accorpamenti non tiene conto delle differenze organizzative esistenti). In particolare l'esiguità di personale amministrativo di supporto, carica gli operatori di sicurezza di compiti ulteriori.
Reperire risorse per l'ammodernamento dei mezzi e per la gestione ordinarie dei servizi, ridotte drasticamente in seguito ai tagli lineari che si sono susseguiti negli ultimi cinque anni, con una seria riorganizzazione anche rivedendo le locazioni privilegiando immobili demaniali o meglio ancora quelli confiscati alla criminalità.
Nel comparto sicurezza-difesa e soccorso pubblico la Polizia di Stato, Amministrazione civile ad ordinamento speciale, rappresenta il punto di riferimento per gli adeguamenti ordinamentali e la progressione retributiva delle altre Amministrazioni ovvero Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza ad ordinamento militare, Corpo Forestale e Polizia Penitenziaria (questi ultimi ad ordinamento civile) e Forze Armate (Esercito, Marina , Aeronautica militare), i cui contratti di lavoro sono in regime di diritto pubblico ex art. 3 D. Lgs. 165/2001, e vengono recepiti previa concertazione con le organizzazioni sindacali e consultazione con le rappresentanze miltari (Cocer), mentre diversamente per i Vigili del Fuoco tramite le OO.SS. l'intesa avviene con l'Aran, come per gli altri dipendenti statali.
La Legge 121/81 ha determinato una profonda modifica agli assetti preesistenti. Quattro sono stati gli aspetti significativi di questa fondamentale novella: la smilitarizzazione, l'introduzione della rappresentanza sindacale, la competenza per i reati commessi in servizio della magistratura ordinaria e non più quella militare, l'introduzione di una figura professionale dedicata esclusivamente all'investigazione e alla polizia giudiziaria, che assimilava la polizia italiana alle omologhe figure professionali delle polizie anglosassoni, quest'ultima specificità però soppressa per effetto di una successiva riforma, adottata nel 1995 che ha di fatto introdotto il comparto Sicurezza ed a seguire quello della Difesa.
Infatti il 1° contratto successivo alla riforma 121/81 riguardava esclusivamente la Polizia di Stato. L'evoluzione, per effetto della riforma del 1995, che ha equiparato peraltro le qualifiche del personale della Polizia di Stato alle altre qualifiche del personale del Corpo Forestale e della Polizia Penitenziaria e a sua volta ai gradi dei militari dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e delle Forze Armate, ha reso omogenee le posizioni retributive.
Alcuni benefici specialmente riconosciuti sotto il profilo previdenziale al personale del comparto sicurezza (Polizia di Stato, Arma Carabinieri Guardia di Finanza), sono dall'ordinamento concessi soprattutto per la peculiarità delle funzioni attribuite di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza i cui obblighi di legge ne impongono l'esercizio diuturnamente ed in tutto il territorio nazionale anche fuori dall'orario di servizio o in congedo.
Le particolarità di servizio e le conseguenti responsabilità hanno assunto carattere di specialità con l'art.19 della Legge 183/2010" Specificità delle Forze Armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco".
Oggi però il governo sta accelerando, per la delega della Legge Madia, ad un riordino delle carriere per noi irricevibile perché le risorse previste sono insufficienti (119 milioni per tutti, 36 per la sola Polizia di Stato); il regime transitorio è estremamente penalizzante e comprime i ruoli anziché aprirli; non presenta alcuna certezza sul ripianamento degli organici; allarga ancora di più la forbice oggi esistente nelle diverse Forze di polizia; non sana l’annosa questione relativa a tutti quegli ispettori che, al pari dei loro omologhi di tutte le altre Forze di polizia, avrebbero dovuto, da tempo, beneficiare del ruolo direttivo speciale; non si innova nulla circa l’elevato numero delle qualifiche, anzi si aumentano; si prevede il conseguimento delle qualifiche apicali quasi al raggiungimento del limite pensionabile, incassando minori risorse ed avendo pensioni più magre; ancora peggiore appare la situazione con riferimento al ruolo tecnico-scientifico e professionale.
In queste ore, per ammissione di esponenti politici, apprendiamo il profilarsi di un rinvio della legge delega per la parte riguardante il solo riordino delle carriere, vedremo.
Il lessico ha quindi la sua importanza: c'è l'intensione di introdurre qualifiche e dizioni che si rifanno addirittura a figure superate come quelle dell'operatore “con incarichi speciali”.
Ritorno al punto di partenza: una Riforma deve farci avanzare da un panorama sostanzialmente arretrato. E non ci fa avanzare. Per questo è deludente.
Una riforma dovrebbe prevedere il riconoscimento dei diritti, anziché comprimerli. Per questo è penalizzante.
A questo proposito annunciamo la presenza del Silp Cgil a sostegno di tutte le iniziative volte a scongiurare l'assorbimento della forestale nell'arma dei carabinieri confermando la nostra totale disponibilità a partecipare alle prossime iniziative che ci rivedranno insieme sui temi delle riforme come per le strategie comuni che si riterranno di mettere in campo su tale delicato versante che riguarda, in primo luogo, l'intera collettività che riconosce e apprezza il lavoro di tutti noi>>