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Decisamente inquietante lo scenario che emerge dalle indagini della procura di Roma che mettono in luce una sconcertante vicenda di collusione tra criminalità e politica.
La legalità deve tornare ad essere un imperativo per tutti, in primis per chi occupa le istituzioni e, ancor prima, per chi seleziona la classe politica chiamata a svolgere un ruolo nelle Amministrazioni pubbliche. Purtroppo, quasi quotidianamente le cronache si riempiono di notizie di scandali che vedono coinvolti esponenti politici, imprenditori e criminalità in un intreccio di interessi che passano anche attraverso l'attribuzione di incarichi istituzionali a persone che hanno scelto la carriera politica solo per il proprio interesse personale
Non serve più l'onestà, la preparazione ma solo l'acquisizione di consenso con favori illegali.
L'indignazione dei cittadini è ormai all'estremo e forte è la richiesta che, alle Istituzioni, salgano uomini e donne che possano esercitare il loro ruolo con la dignità e l'onore richiesto dalla Costituzione. Pena la sconfitta stessa dello Stato di Diritto e lo sgretolamento del tessuto sociale.
Corruzione e illegalità, unite alla forte crisi economica costituiscono di per sè una frattura e una ingiustizia sociale. La crisi economica ha portato a livelli di guardia la penetrazione della criminalità(che dispone di ingenti risorse economiche) nelle istituzioni: Il controllo dei territori è lasciato a gruppi collegati alla malavita. Nelle periferie disagiate Lo Stato non riesce più a dare risposte ai cittadini scatenando la "concorrenza" tra i diversi disagi ...E, quando non si hanno più risposte adeguate dal punto di vista politico, quando il mondo del lavoro è impoverito, quando si delegittimano gli strumenti della rappresentanza democratica, ecco che si gettano le basi per una pericolosa deriva antidemocratica.
Vorrei sottolineare come da tempo la CGIL ha posto il tema della legalità come una priorità da affrontare.
Con l'ultima campagna “Legalità: una svolta per tutte” la Cgil ribadisce come “la legalità è un'urgenza, un valore capace di risollevare le sorti di un Paese compromesso, la soluzione nella lotta al malcostume. La legalità è una garanzia che non vuole promesse disattese, l'unica certezza capace di cambiare davvero le cose”. Un'urgenza che si sostanzia nei 'numeri': i fenomeni illegali, infatti, diffusi e trasversali in tutto il Paese, “costituiscono una zavorra per la nostra economia e il nostro futuro. La corruzione costa 60 miliardi di euro l'anno, l'evasione 135 e il fatturato complessivo delle mafie è vicino ai 200 miliardi”. Una 'torta' di circa 400 miliardi che immessi nel circuito 'legale' “rappresenterebbero il volano di cui il Paese ha bisogno per affrontare e risolvere il binomio crisi e sviluppo”.
Per la Cgil “attività imprenditoriali e prostituzione, proventi finanziari ed ecomafie, gioco d'azzardo e appalti, sono alcune delle voci che compongono il fatturato e gli utili della criminalità organizzata, nonché i temi che incrociano un altro inquietante fenomeno, la corruzione”. Zone 'nere' e 'grigie' che nella crisi “tendono ad aumentare perché i modelli e i settori di produzione sono più esposti al rischio di contaminazione da parte delle economie criminali e del malcostume”.
Ma vorrei ricordare gli studi e le proposte maturate anche nell'ambito del mondo associativo: in primis la FICIESSE, impegnata da tempo sui temi della legalità economica e trasparenza amministrativa.
Quello degli appalti è il filo conduttore dell'inchiesta su Mafia Capitale da cui emerge il ritardo e la sottovalutazione di un fenomeno che comporta non solo danni economici rilevanti per l'intera economia, ma anche un arretramento dei diritti contrattuali dei lavoratori. Lavoratori irregolari totalmente in nero, imprese che non rispettano la normativa sul lavoro, violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro, violazioni delle norme sul lavoro minorile e a tutela della lavoratrici madri....
Non vi può essere più tolleranza perchè un paese schiacciato dal peso dei fenomeni di illegalità è un Paese debole non solo economicamente ma anche dal punto di vista sociale e culturale.
Il governo deve mettere in campo misure che definiscano un sistema di controllo e di trasparenza negli appalti ma deve anche valorizzare quegli strumenti di contrattazione e di mediazione sociale attraverso i quali è possibile arginare fenomeni di corruzione e l'occupazione da parte della criminalita di interi settori dell'economia .
Gli studi, le ricerche, i dati e le proposte ci sono.
Che ne dice il premier Renzi: questa volta non sarebbe il caso di aprire un confronto serio con il sindacato ed il mondo associativo?
Antonella Manotti
Direttore de' il Nuovo giornale dei Militari