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Nel 2013, per il quinto anno consecutivo, è proseguita la riduzione della forza lavoro impiegata nelle amministrazioni pubbliche, riconosce la Ragioneria generale dello Stato aggiornando il Conto annuale. Stavolta almeno la perdita si è fermata a «6 mila unità». Ma in vista c’è un’ulteriore stretta: per il 2014 la stessa Ragioneria stima un calo di «molto superiore», intorno all’1,4%, che corrisponderebbe a una sforbiciata di oltre 45 mila persone. Insomma la dieta per gli statali non è finita. Tra il blocco del turn over e quello della contrattazione non potevano rimanere immuni neppure le buste paga, che in media perdono 100 euro in un anno e più di 400 in due. La scure della spending review non si è abbattuta solo sullo zoccolo duro della Pa, ovvero sui dipendenti pubblici veri e propri. Il giro di vite è stato ancora più forte per le diverse figure ‘satellitè, come collaboratori e consulenti: la spesa a loro dedicata è stata più che dimezzata. Ecco che dal Conto annuale esce un pubblico impiego ridotto a 3 milioni 233 mila unità, sceso di poco meno di 200 mila dal 2007 (-5,7%). Una contrazione che ricade solo per metà sul personale stabile. Il resto si spiega con il prosciugamento della categoria rinominata ‘Altro personalè dalla Ragioneria (leggi supplenti della scuola). Meno dipendenti ma anche meno soldi per dipendente: la retribuzione media è scesa nel 2013 a 34.505 euro. Il confronto annuo vede comparire il segno meno, un rosso che diventa più profondo considerando gli effetti dell’inflazione. Infatti se in questi ultimi mesi i listini oscillano intorno allo zero non è sempre stato così, con tutto quello che ne deriva in termini di perdita del potere d’acquisto. La Ragioneria sul punto parla chiaro: tra il 2007 e il 2013 l’inflazione ha registrato un aumento del 13,3%, un rialzo «significativamente più elevato della variazione registrata dalla retribuzione media di fatto» per l’intero pubblico impiego che, nello stesso periodo, «ha avuto un incremento del 9,0%». Passando alle consulenze, da più parti additate come fonte di sprechi, la Rgs calcola come incarichi e collaborazioni (registrate come co.co.co.) negli ultimi sei anni si siano ridotte di quasi il 60%. E la spesa è diminuita ancora di più. Anche se, concentrando l’attenzione solo sul 2013, la Ragioneria non manca di far notare che dei 33 mila contratti ancora attivi «circa il 21% del totale prevede compensi superiori ai 20 mila euro». Una percentuale, sottolinea, «in leggero aumento» rispetto al 2012.