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DI Francesco Zavattolo - Alla luce degli scandali che periodicamente alimentano il gossip attorno alla Guardia di Finanza proviamo, per un attimo, ad osservare i fenomeni sotto una diversa prospettiva. Il problema di questo Paese è veramente il Generale Tizio che conosce il politico Caio o che cerca alleanze per ottenere un posto di rilievo? Secondo me, no; o meglio, non è questo il cuore del problema.
Viviamo in una realtà dove anche per una visita specialistica si ricorre alle amicizie per far scorrere la lista d’attesa. Allora perché stupirsi se qualcuno, importante o meno che sia, cerchi di farsi strada per un posto in paradiso? Non siamo ingenui! Questi eventi dimostrano lo stato in cui versa tutto il Paese e non solo una certa classe politica o della P.A.
Il cuore del problema, a mio avviso, va ricercato nell’appiattimento culturale, fortemente voluto da una stampa prona ai poteri forti, che impedisce ai cittadini di avere la piena consapevolezza delle trame sulle quali si reggono le infrastrutture dello Stato.
Le storie romanzesche che ci hanno presentato i giornali in questi ultimi giorni, sugli ipotetici retroscena della proroga anticipata del Capo delle Fiamme Gialle, in un altro Paese evoluto avrebbe acceso l’attenzione dei talk-show televisivi, avrebbe aperto dibatti e inchieste giornalistiche di tutto rispetto, catalizzando, così, l’opinione pubblica sul cuore del problema. E magari avrebbe costretto gli stessi protagonisti a prendere determinate decisioni. Da noi, invece, una buona parte del giornalismo ha il solo obiettivo di buttare fango sul personaggio o sull’organizzazione scomoda del momento. Basti guardare al caso Boffo o al caso Crocetta di questi ultimi giorni!
Riflettete: vi sembra normale che uno dei più importanti settimanali italiani pubblichi un’intercettazione che a detta della Magistratura non esiste?
In questo scenario il rischio che corre un Corpo come la Guardia di finanza è quello di permettere, in parte inconsapevolmente, che si demolisca la sua funzione e la sua utilità sociale a suon di scandali più o meno gravi. Destino pericolosissimo che può essere evitato solo riformando l’assetto strutturale del Corpo e rivedendo radicalmente l’attuale sistema di governance.
Detto ciò va evidenziato che fino a quando: si consente un’alternanza delle posizioni di vertice che vanno dai sei mesi per il Comandante in seconda, ai due anni per il Comandante Generale; le retribuzioni di queste figure sono ancorate al ruolo e non ai risultati raggiunti; a fine carriera, questi, possono contare su incarichi di tutto rilievo nelle alte magistrature o in aziende pubbliche; l’ordinamento militare limiterà la trasparenza verso l’esterno a vantaggio della protezione interna della gerarchia, sarà normale che nei ranghi dei dirigenti Generali ci siano lotte senza esclusione di colpi per raggiungere questi posti di vertice.
Se non si ha interesse o volontà politica per ristrutturare profondamente il Corpo, per evitare spiacevoli retroscena di palazzo ci sarebbe comunque una soluzione alternativa: svincolare il vertice del Corpo dai dirigenti provenienti dall’interno e assegnare la direzione ad un manager esterno e civile.
Francesco Zavattolo
Segretario Generale FICIESSE