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Prosegue in Commissione Difesa del senato l'indagine conoscitiva sulle prospettive di riordino del Corpo delle capitanerie di porto: con l'audizione del Sottocapo di Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio di squadra Claudio Gaudiosi .
Di seguito il resoconto parlmentare
DIFESA (4ª)
MERCOLEDÌ 22 OTTOBRE 2014
94ª Seduta (pomeridiana)
Presidenza del Vice Presidente
Interviene, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, il Sottocapo di Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio di squadra Claudio Gaudiosi.
La seduta inizia alle ore 15,45.
SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI
Il presidente DIVINA comunica che, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento, è stata richiesta l'attivazione dell'impianto audiovisivo e che la Presidenza ha fatto preventivamente conoscere il proprio assenso.
Poiché non vi sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
PROCEDURE INFORMATIVE
Seguito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di riordino del Corpo delle capitanerie di porto: audizione del Sottocapo di Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio di squadra Claudio Gaudiosi
Prosegue l'indagine conoscitiva, sospesa nella seduta pomeridiana dell’8 ottobre.
Il presidente DIVINA rivolge un indirizzo di saluto all'ammiraglio Gaudiosi, ringraziandolo per la sua disponibilità e cedendogli contestualmente la parola.
L'ammiraglio GAUDIOSI rileva preliminarmente che la relazione illustrativa del disegno di legge n. 1157 non specifica che il Corpo delle capitanerie di porto è un Corpo della Marina militare, che, insieme ad altre entità (Stato maggiore, genio navale, armi navali, sanitario, commissariato), opera quotidianamente per i compiti istituzionali di vigilanza e tutela degli interessi nazionali e delle vie di comunicazione marittime.
Nel dettaglio, la Marina militare esercita, per tali scopi, funzioni di polizia dell'alto mare demandate alle navi da guerra ai sensi del codice della navigazione e dalla legge n. 689 del 1994, ed è altresì la componente operativa marittima della difesa militare dello Stato, ai sensi del Codice dell'ordinamento militare. L'anno appena trascorso è poi emblematico delle capacità duali espresse dalla Forza armata, in particolare ai fini della prevenzione e del contrasto al traffico di migranti ai sensi del decreto legislativo n. 286 del 1998.
Sottolinea quindi che, circa la complementarietà di azione ed il legame tra la Marina e il dipendente Corpo delle capitanerie di porto, già la legge n. 1178 del 1926 e, successivamente, la legge n. 979 del 1982 affidavano in via esclusiva alla Marina militare il servizio di vigilanza sulle attività marittime ed economiche, compresa quella di pesca, sottoposte alla giurisdizione nazionale nelle aree situate al di là del limite del mare territoriale, nonché al dipendente Corpo delle capitanerie di porto il servizio di protezione dell'ambiente marino e di vigilanza costiera. Inoltre, la Forza armata riveste anche precisi compiti di polizia in materia di inquinamento marino, definiti dalla citata legge n. 979 del 1982, che all'articolo 23, riconosce la qualifica di ufficiale ed agente di polizia giudiziaria, agli ufficiali, sottufficiali e sottocapi della Marina militare.
Procede quindi alla disamina specifica delle attribuzioni non prettamente militari svolte dalla Marina, rilevando innanzitutto che, in forza della Convenzione di Roma del 1988 e del relativo Protocollo di Londra del 2005, la sicurezza marittima coincide con la sicurezza interna dello Stato, la cui competenza ricade sulle articolazioni del ministero dell'Interno, che si avvale negli spazi territoriali (in questo caso il mare), ed in forma concorsuale, delle Forze armate. La Marina militare svolge pertanto compiti di vigilanza connessi alla riduzione dei rischi derivanti dal terrorismo marittimo, gli atti illeciti svolti in mare contro la sicurezza marittima e le piattaforme fisse situate sulla piattaforma continentale.
Circa la pirateria, osserva quindi che la Marina esercita la propria azione, sulla base di quanto disposto dalla Convenzione di Montego Bay, dal Codice dell'ordinamento militare e dallo stessoCodice della navigazione che contempla la stessa come reato. Da segnalare, inoltre, le disposizioni contenute nei provvedimenti di legge relativi alla partecipazione delle unità navali alle operazioni svolte nel Corno d'Africa sotto l'egida dell'Unione europea e della NATO.
In materia di traffico di sostanze stupefacenti, precisa poi che, in base a quanto previsto dalla Convenzione di Vienna del 1988 (da cui è scaturito, in seno all'Unione europea, l'Accordo di Strasburgo del 1995), il decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, prevede, all'articolo 99, che la nave italiana da guerra possa esercitare stringenti poteri coercitivi per la repressione dei reati connessi al narcotraffico su unità sospette sia nazionali che straniere.
Con riferimento al delicato tema dell'immigrazione clandestina, oltre a richiamare quanto previsto dalla Convenzione e dai Protocolli delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale, osserva che il quadro giuridico di riferimento contempla numerosi fonti anche a carattere interno: la legge n. 189 del 2002, infatti, nel modificare il decreto legislativo n. 286 del 1998, ha affidato alle navi militari importanti compiti coercitivi di repressione del traffico illecito di migranti.
In materia di cavi e condotte sottomarine, fermo restando quanto disposto dalle Convenzioni di Parigi e di Montego Bay, evidenzia quindi che il decreto del Presidente della Repubblica n. 156 del 1973 prevede, tra l'altro, che gli ufficiali comandanti delle navi da guerra ove abbiano ragionevoli motivi per supporre che da persone imbarcate sopra una nave commerciale sia stato commesso in alto mare alcuno dei reati previsti dalla stessa convenzione, possono esigere dal comandante o padrone di tale nave l'esibizione dei documenti ufficiali concernenti la nazionalità di essa.
Conclude sottolineando il ruolo determinante della Marina militare con riferimento all'attività svolta in materia di prevenzione e repressione del traffico di armi di distruzione di massa (basata sulla dichiarazione di Parigi del 2003), alla protezione dell'ambiente marino e del patrimonio culturale subacqueo (anche nei confronti delle navi battenti bandiera straniera), al rifornimento idrico delle isole minori, all'esecuzione di rilievi idro-oceanografici, alla produzione della documentazione cartografica ufficiale dello Stato italiano, alla diffusione degli avvisi ai naviganti ed al mantenimento in efficienza dei fari e dei segnalamenti marittimi nazionali.
Non può inoltre tacersi, a suo avviso, la fondamentale importanza della cooperazione internazionale alla quale la Marina rivolge una crescente attenzione ed un intenso impegno, con i programmi Virtual Regional Maritime Traffic Centre "5+5" Network (nel quale le marine militari di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Malta, Marocco, Algeria, Mauritania, Libia, Tunisia hanno delineato una comune aspirazione a rafforzare la sicurezza e a proteggere in modo più efficace le attività marittime nel Mediterraneo occidentale), Regional Seapower Symposium di Venezia fra le Marine del Mediterraneo e del Mar Nero, (che rappresenta il principale forum del Mediterraneo allargato), e Virtual Regional Maritime Traffic Centre(costituito da una rete virtuale che collega le centrali operative delle marine aderenti all'iniziativa su cui viaggiano le informazioni non classificate relative al traffico mercantile composto da unità superiori o pari a 300 tonnellate).
Con specifico riguardo all'articolato del disegno di legge n. 1157, rileva quindi che la creazione di una nuova Forza di polizia, alimentata con il personale delle Capitanerie di porto e delle altre polizie operanti in mare, prevista dall'articolo 1, comporti che tutti coloro che non sceglieranno l'opzione di passaggio vengano reimpiegati nei Corpi d'appartenenza, perdendo tutti gli investimenti già sostenuti per la formazione marittima del personale e creando nuovi costi per la sua riqualificazione. Inoltre, la nuova Forza di polizia nascente potrebbe trovarsi con un organico ridotto rispetto alla somma dei reparti soppressi, con necessità di procedere a nuovi arruolamenti ed investimenti sulla formazione (anche dello stesso personale delle Capitanerie di porto, che ad oggi non svolge compiti di polizia tout court).
Con riferimento all'articolo 2 ed alle sinergie tra le amministrazioni, concorda nel contenuto, auspicando una migliore integrazione operativa, la complementarietà dei mezzi, la riduzione delle ridondanze con apprezzabili riduzioni della spesa nel senso auspicato dalla spending review.
Circa l'articolo 3 ed ai mezzi devoluti alle attività necessarie alle funzioni di Guardia costiera, rileva poi che senza nuovi aggravi per l'erario, le unità navali della Marina militare, sono state concepite e progettate con caratteristiche duali che assicurano elevate capacità in termini di autonomia logistica, capacità di movimento, flessibilità d'impiego e possibilità di fornire diversi tipi di supporto e servizi, senza dovere interagire o dipendere dal territorio.
Conclude sottolineando l'importanza della complementarietà delle amministrazioni e delle forze operanti in mare, volte anche alla creazione di economie nella gestione del personale, delle infrastrutture e dei mezzi. La concreta realizzazione di ciò, ad oggi, è riscontrabile -nel quadro della normativa di riferimento- in operazioni come la recente Mare Nostrum, connotata da un robusto e variegato dispositivo di navi d'altura, navi costiere, elicotteri e velivoli da pattugliamento (compresi quelli senza pilota), per il controllo dell'immigrazione via mare facente capo al ministero dell'Interno, che si sostanzia nel potenziamento del dispositivo aeronavale della Marina per il Controllo dei flussi migratori (attivo dal 2004 con l'operazione Constant Vigilance). Questo prevede che la sorveglianza in alto mare sia incentrata sul coordinamento operativo della Marina militare nei confronti di Guardia di finanza e unità delle Capitanerie di porto, ed il ruolo assunto dalla Marina militare è inquadrabile nella funzione non militare di Guardia costiera riconosciutale dal Codice dell'ordinamento militare. La missione prioritaria del dispositivo navale è ora quella di garantire il contrasto delle attività criminali di trafficanti, scafisti e navi madre, al quale si aggiunge il salvataggio della vita umana in favore di imbarcazioni in difficoltà. Proprio per questo è stata prevista la presenza di una nave anfibia, dotata di capacità mediche e di elisoccorso. Non devono inoltre essere tralasciati gli aspetti di ordine pubblico di competenza delle Forze di polizia, quali l'identificazione delle persone salvate, anche ai fini della concessione dell'eventuale successiva protezione umanitaria.
La Marina militare e il dipendente Corpo delle capitanerie di porto risultano pertanto realtà complementari ed il contesto operativo suggerisce che l'efficace risposta alle emergenze contingenti debba essere ricercata non con la nascita dell'ennesima Forza di polizia, ma in un approccio trasversale intersettoriale basato sulla suddivisione degli spazi marittimi, in un ottica di coordinamento e sinergia tra tutti gli assetti che operano in mare senza ulteriori oneri a carico dello Stato.
Il senatore BATTISTA (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) rileva innanzitutto che la problematica relativa all'eventuale trasferimento volontario del personale in una nuova Guardia costiera sarebbe da esaminare alla luce dell'intero riordino del comparto difesa, ancorché i provvedimenti già posti in essere nell'ambito del predetto riordino non sembrano aver conseguito gli effetti sperati.
Con riferimento a quanto osservato dall'ammiraglio Gaudiosi sul miglioramento delle sinergie e del coordinamento tra l'operato delle Forze di polizia e della Marina militare precisa quindi che anche la ratio alla base del disegno di legge n. 1157 si colloca nel medesimo solco.
Conclude auspicando che possano essere resi disponibili dati precisi sugli effettivi risparmi scaturenti dai processi di riorganizzazione.
Il senatore PEGORER (PD) rileva che il quadro generale emergente dalle audizioni sino ad ora effettuate poggia sull'integrazione ed il coordinamento tra le competenze in capo ai Corpi dello Stato operanti in mare, nell'ambito di un generale e condiviso indirizzo di spending review.
Il disegno di legge n. 1157 si propone quindi di realizzare il necessario processo di razionalizzazione nell'ambito di una configurazione del tutto nuova, che presenta altresì indubbi profili di complessità.
Sulla base di tali premesse, domanda quindi se sia possibile far confluire i processi di integrazione e coordinamento nella costituzione di nuovi Corpi di polizia ad hoc.
Il senatore CONTI (FI-PdL XVII) domanda se i necessari processi di integrazione e coordinamento siano configurabili anche in ambito europeo (considerata anche la particolare posizione geografica dell'Italia, che si pone come confine europeo nel Mediterraneo), e se siano state poste in essere, al riguardo, specifiche attività.
Il senatore VATTUONE (PD), nel concordare con i rilievi mossi dal senatore Pegorer, osserva che vi sono state, anche in tempi recenti, delle iniziative volte ad escludere la Marina militare dal controllo ambientale. In ragione di ciò, domanda se sia opportuno procedere verso una progressiva autonomia delle Capitanerie di porto rispetto alla marina.
Il presidente DIVINA (LN-Aut) rileva che il disegno di legge n.1157 riveste, comunque, una profonda portata innovativa che merita la dovuta considerazione, e ciò soprattutto qualora l'approccio alla problematica sia fatto avendo riguardo non solo alle specifiche competenze per materia di cui sono titolari i Corpi dello Stato operanti in mare, ma anche all'aspetto territoriale. In tale ambito, infatti, un'unica Forza di polizia operante in mare e titolare di sue proprie competenze consentirebbe indubbie semplificazioni, superando, ad titolo di esempio, le ingiustificate sovrapposizioni riscontrabili nei controlli effettuati sulle imbarcazioni da diporto.
Replica agli intervenuti l'ammiraglio GAUDIOSI, ponendo innanzitutto l'accento sulla necessità di operare un efficace coordinamento degli attuali Corpi operanti in mare, titolari di professionalità specifiche frutto di costanti investimenti nel tempo. L'operazione Mare nostrum è in effetti un esempio calzante di questa opera di integrazione, in quanto le specifiche professionalità e competenze delle Forze impegnate si coordinano all'interno del CINCNAV. L'operazione, che ha dato ottimi risultati ed ha valorizzato le competenze specifiche della Forza armata, soprattutto in alto mare, dove l'attività degli altri Corpi dello Stato è di natura squisitamente concorsuale.
Si tratta, pertanto, di una collaborazione che segue una linea continua dalle acque territoriali all'alto mare (come, ad esempio, nelle operazioni di inseguimento), in cui si inquadrano i compiti specifici della Marina non inerenti alla Difesa.
La costituzione di una nuova Forza di Polizia ad hoc, inoltre, comporterebbe sicuramente dei costi aggiuntivi, sia in relazione alla riqualificazione del personale che non intenda transitarvi, sia considerando la necessità, per la stessa, di procedere al reclutamento di nuove leve da dotare, peraltro, di una formazione tale da ricomprendere una pluralità di competenze specifiche. Va tenuto conto, inoltre, che, ancorché vi siano delle dipendenze funzionali con altri ministeri, il Corpo delle capitanerie di porto rimane comunque inquadrato all'interno della Marina militare.
Conclude precisando che da tempo, ormai, la Marina militare si coordina costantemente con le marine di altri Paesi e ciò in ambito europeo, atlantico ed internazionale, sulla base di procedure codificate.
Il presidente DIVINA, dopo aver ringraziato nuovamente l'ammiraglio Gaudiosi per la sua disponibilità, dichiara infine conclusa la procedura informativa, comunicando, altresì, che i documenti consegnati nel corso dell'audizione o fatti pervenire successivamente saranno resi disponibili per la pubblica consultazione.
Il seguito dell'indagine conoscitiva è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 16,25.