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LECCE – Dopo avere consumato la cena con gli altri militari alla mensa della caserma, accusò forti dolori addominali, vomito e febbre alta. Un rancio “indigesto” non solo per il malcapitato militare, che finì in ospedale, ma anche per il Ministero della Difesa, che ora dovrà risarcirlo con oltre 10mila euro.
Lo ha deciso nei giorni scorsi il giudice unico Giuseppe Quaranta, got della prima sezione civile del Tribunale di Lecce, che ha rigettato le eccezioni di prescrizione e competenza dell’autorità giudiziaria ordinaria sollevate dal dicastero e, quindi, condannato lo stesso al risarcimento dei danni in favore dello sfortunato soldato – V.C. le sue iniziali, 50enne di Francavilla Fontana – che era assistito dall’avvocato Fernando Palermo.
I fatti risalgono al giugno 2005, periodo in cui il militare brindisino prestava servizio nel Lazio. Dopo avere consumato il pasto serale, il francavillese fu costretto ricorrere alle cure dell’ospedale di Tarquinia, dove fu ricoverato per una decina di giorni. Dimesso dal nosocomio civile con la diagnosi di “salmonellosi paratifo B”, fu quindi ricoverato presso l’ospedale militare di Roma.
Ci vollero quasi sei mesi prima che lo sfortunato soldato salentino si riprendesse pienamente da quella disavventura “culinaria” per avere ingerito alimenti contaminati, che lo costrinsero ad un periodo di inabilità temporanea assoluta di ben 167 giorni. Fortunatamente, il militare (40enne alla data dei fatti) non riportò conseguenze permanenti.
L’esame delle cartelle cliniche degli ospedali che ebbero in cura il militare brindisino e l’attestazione di avere contratto la salmonellosi – certificata anche dalla Commissione medica ospedaliera di Taranto nel febbraio 2010 – hanno infine convinto il giudice Quaranta a ritenere responsabile il Ministero della Difesa, “per non avere predisposto le cautele necessarie ed avere omesso la doverosa vigilanza, al fine di impedire la diffusione di malattie” attraverso la somministrazione del pasto ai soldati.
Nella determinazione dei danni, il got leccese ha condiviso le valutazioni mediche nel calcolo dell’inabilità temporanea assoluta (167 giorni), quantificando il risarcimento personalizzato in complessivi 10mila 187 euro, oltre interessi legali. Avendo il militare goduto del gratuito patrocinio, nulla è stato liquidato per spese processuali.
Fonte: http://lecce.corrieresalentino.it/2015/05/rancio-indigesto-militare-cont...