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Grazie alla sentenza della Corte d'appello di Roma, è stato confermato il nesso tra il suo decesso (l'uranio impoverito) e la condotta omissiva del ministero della Difesa. Il Ministero della Difesa condannato per l'omicidio colposo di Salvatore Vacca, soldato della Brigata Sassari morto a 23 anni di leucemia. "Questi sono solo alcuni dei principi contenuti in sentenza da cui emergono gravi inadempienze e la certezza assoluta del rapporto diretto di causa effetto tra l'esposizione all'uranio impoverito e le neoplasie che hanno portato alla morte 333 ragazzi ed oltre 3.600 malati". Per 150 giorni fu impiegato come pilota di mezzi cingolati e blindati, che trasportavano munizioni sequestrate. Armi letali che il Ministero della Difesa sapeva che venivano usate visto che i giudici hanno sentenziato che i rischi che ha corso il caporalmaggiore "si devono reputare come totalmente non valutati e non ottemperati dal comando militare" che non ha fornito "alcuna adeguata informazione sulla pericolosità e sulle precauzioni da adottare".
Nell'organismo del militare furono rintracciate svariate particelle di metalli pesanti non presenti per natura nell'uomo e ciò, secondo i magistrati "è la conferma definitiva del reale assorbimento nel sistema linfatico di metalli derivanti dalla inalazione o dalla ingestione da parte del militare nella zona operativa".
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