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Ha preso il via, il 5 giugno, in commissione Lavoro della Camera l’esame del dl pensioni varato dal governo per superare l’impasse aperto dalla sentenza della Consulta che ha bocciato lo stop alle rivalutazioni delle pensioni deciso nel 2011 dal tandem Monti-Fornero. Tuttavia, i margini di manovra per modificare il provvedimento si annunciato stretti. “Aspettiamo che il governo ci dia un pò di delucidazioni per capire come muoverci”, ha riferito a margine della seduta della commissione la relatrice del Pd Anna Giacobbe, aggiungendo tuttavia che lo spazio per le modifiche è comunque poco.
“Noi non insistiamo per avere un ampliamento dell’adeguamento alla sentenza – ha sottolineato la relatrice – più che alzare la rivalutazione degli anni passati occorrerebbe aumentare la quota di rivalutazione delle pensioni future”. La cosa “importante, ha aggiunto, “è che la risposta più consistente sia per le pensioni fra le 3 e le 4 volte il minimo”. Per la relatrice eventuali risorse aggiuntive dovrebbero essere utilizzate per altre partite all’ordine del giorno a partire dalla lotta alla povertà.
Lunedì prossimo si svolgerà la consueta tornata di audizioni, saranno ascoltati i sindacati e le imprese. Il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per il 12 giugno alle 10, mentre il via libera della commissione con il mandato al relatore a riferire in Aula è atteso per il 25 giugno.
Nella sua relazione Giacobbe ha sottolineato l’importanza che il governo “fornisca una conferma in ordine al concreto funzionamento dei meccanismi di rivalutazione, eventualmente anche attraverso la messa a disposizione di elementi di maggior dettaglio rispetto a quelli contenuti nella relazione tecnica”. In generale, secondo la relatrice, è “particolarmente importante la circostanza che una quota dell’indicizzazione riconosciuta assuma carattere stabile ed entri a far parte della base di calcolo per le successive rivalutazioni. Sarebbe, in quest’ottica, apprezzabile – ha sottolineato – riconoscere carattere di stabilità alla maggior quota possibile dell’indicizzazione riconosciuta negli anni 2012 e 2013″.
Per quanto riguarda i vitalizi, Giacobbe ha osservato che “andrebbe valutata la correttezza della loro definizione in termini di trattamenti pensionistici, tenuto conto della circostanza che una consolidata giurisprudenza della Corte costituzionale ha escluso la natura esclusivamentepensionistica di tali assegni”. Secondo Giacobbe “sarebbe opportuno valutare un intervento di carattere più generale, al fine di considerare in via generale l’importo dei vitalizi ai fini dell’applicazione delle rivalutazioni, verificando altresì la possibilità di porre limiti al cumulo tra vitalizi e trattamenti pensionistici”.
Inoltre, sugli ammortizzatori sociali per la relatrice “occorre assicurare un adeguato finanziamento agli strumenti di tutela dei lavoratori, verificando altresì se vi siano le condizioni per un’ulteriore accelerazione e semplificazione di concessione degli ammortizzatori sociali”.
Infine, la relatrice ha posto l’accento sul tema del Tfr in busta paga, operazione che al momento si è rivelato essere un flop. “E’ un argomento da approfondire – ha spiegato a margine della commissione, il vero deterrente è la tassazione. Se si ritiene che la misura sia utile bisogna renderla davvero conveniente”(askanews).