Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Fortunatamente diversi studi mettono in evidenza come nel corso degli ultimi anni la speranza di vita si sia progressivamente incrementata. Un trend che proseguirà nel futuro.  Per tale ragione il Decreto Legge Sacconi (Dl 78/2010) ha introdotto un complesso sistema di aggancio dei requisiti per la pensione all'andamento della stima di vita Istat a partire dal 2013, un meccanismo che consentirà di sterilizzare gli effetti dell'allungamento della vita media della popolazione. 

 

Gli adeguamenti interessano ogni tipologia di prestazione previdenziale erogata dall'Inps in modo unitario. Si trattano infatti allo stesso modo tutti i comparti lavorativi con la conseguenza che un addetto a mansioni usuranti vedrà dilatarsi l'età per la pensione allo stesso modo di un dipendente che svolge un lavoro d'ufficio. Un meccanismo che anche nella prossima riforma che il Governo ha in cantiere non sembra poter essere messo in discussione. 

Gli effetti - Il primo adeguamento si è verificato nel 2013 ed è stato pari a 3 mesi. Il secondo adeguamento è stato già fissato dal Dm 16 dicembre 2014 in ulteriori 4 mesi e scatterà dal 1° gennaio 2016. La legge ha stabilito comunque che l'età per la nuova pensione di vecchiaia dovrà essere pari almeno a 67 anni dal 2021 (cioè se in base agli incrementi alla speranza di vita non si raggiungerà questo livello, si procederà in modo automatico). 

Si tratta della cd. «clausola di garanzia» già intro­dotta per effetto della legge di stabilità del 2012 (art. 5, legge n. 183/2011), e che in virtù della nuova formulazione normativa ha anticipato i propri effetti dal 2026 al 2021. Essa produce in pratica la garanzia che, ferme restando le disposizioni che regolano gli adeguamenti dei requisiti anagrafici in base agli incrementi della speranza di vita, a partire dalla prima decorrenza utile del pensiona­mento dall'anno 2021, l'età minima per la pensio­ne di vecchiaia non potrà essere inferiore ai 67 anni. Qualora tale età minima non dovesse essere automaticamente raggiunta per effetto dell'appli­cazione dei citati adeguamenti alla speranza di vita, si dovrà provvedere all'adeguamento imme­diato mediante apposito decreto direttoriale da emanarsi entro il 31.12.2019.

Il terzo adeguamento è comunque calendarizzato per il 2019 e sarà pari - secondo le stime Istat - ad ulteriori 4 o 5 mesi. Dal 2019 in poi gli adeguamenti saranno a cadenza biennale: 2021, 2023, 2025 e così via (gli aumenti sono stimati in circa 2-3 mesi a biennio).

La tabella sottostante mostra i futuri incrementi necessari per l'accesso alla pensione di vecchiaia e anticipata.

Ciò comporterà che i lavoratori del settore pubblico o privato potranno andare in pensione di vecchiaia nel 2016 con 66 anni e 7 mesi di età anagrafica, che diventeranno 66 anni e 11 mesi nel 2019 e 67 anni e 2 mesi nel 2021. Dal 2018 inoltre si raggiungerà inoltre la parità per i requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia anche per le lavoratrici dipendenti ed autonome del settore privato.

Adeguamento analogo subirà il requisito contributivo per accedere alla pensione anticipata: dal 2016 saranno necessari 42 anni e 10 mesi di contributi che diventano 43 anni e 2 mesi dal 2019 e 43 anni e 5 mesi dal 2021 (i requisiti restano tuttavia sempre un anno piu' bassi per le lavoratrici donne).



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Argomento: 
Attualità e Politica