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I sindacati chiedono l’istituzione di fondi negoziali per la previdenza complementare anche per le Forze Armate e di Polizia; dopo anni di stallo la svolta è vicina?
Sono passati diversi anni da quando la previdenza complementare è stata riformata, ma solo ora - probabilmente - ci potrebbe essere una svolta per le Forze Armate.
Come è noto, infatti, mentre ai dipendenti pubblici è consentita l’adesione ai fondi pensione complementare, quali ad esempio Espero (Scuola) e Perseo-Sirio (PA e Sanità), questo non è possibile per il personale delle Forze Armate e di Polizia.
Questi, infatti, non possono aderire alla previdenza complementare vista lamancanza di fondi negoziali (o chiusi) dedicati alla loro categoria; l’unica possibilità per loro, quindi, è quella dell’adesione - come si legge sul sito INPS - agli altri fondi non negoziali.
A tal proposito ricordiamo che per fondi negoziali si intendono quelli istituiti sulla base di accordi con le organizzazioni sindacali di uno specifico settore, mentre quelli non negoziali - definiti anche aperti - sono istituiti da Banche, compagnie di assicurazione, SGR (Società di gestione del risparmio) e SIM (Società di intermediazione mobiliare).
Quest’ultimi, quindi, pur essendo aperti alle Forze Armate e di Polizia - ma solo su base individuale, tramite contribuzioni personali - non sono nati da alcun accordo sindacale e di conseguenza non seguono delle regolepattuite con i rappresentanti della categoria.
È per questo che da anni ci si batte affinché anche per le Forze Armate e di Polizia vengano istituiti dei fondi di previdenza complementare negoziale, così da equiparare il personale militare al resto dei dipendenti pubblici.
Via libera alla direttiva comunitaria
Il Segretario del SILP CGIL - Daniele Tissone - in occasione del recente incontro con il sottosegretario agli Interni - ha rappresento """l’urgenza di una rivisitazione del sistema pensionistico che garantisca condizioni di vita dignitose per i colleghi in quiescenza, anche attraverso l’avvio della previdenza complementare, altrimenti i giovani poliziotti di oggi saranno i nuovi poveri di domani. finalmente potrebbe essere arrivata la svolta che porterà alla nascita dei fondi pensione anche per le Forze Armate e di Polizia"".
Il punto di svolta potrebbe essere il via libera del Consiglio dei Ministri per il recepimento della direttiva comunitaria 2014/50/UE relativa ai requisiti minimi per accrescere la mobilità dei lavoratori tra Stati membri migliorando l’acquisizione e la salvaguardia di diritti pensionistici complementari.
Una direttiva che si pone alla base del rafforzamento del secondo pilastroprevidenziale nei Paesi dell’Unione Europea e che - secondo Daniele Tissone - dovrebbe impegnare il Governo italiano a trovare una soluzione per estendere la previdenza complementare anche al personale delle Forze Armate e di Polizia.
A tal proposito il segretario del SILP ha invitato il Governo ad affrontare questo argomento a margine del nuovo incontro in programma per discutere della parte normativa del contratto che, ricordiamo, è stata esclusa dall’accordo dello scorso febbraio che ha riguardato esclusivamente la parte economica.
D’altronde bisognerà fare in modo di tutelare tutti gli appartenenti al comparto Difesa e Sicurezza particolarmente svantaggiati dal passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo avvenuto nel 1996, ai quali bisognerà dare assolutamente la possibilità di accedere ad uno specifico fondo per salvaguardare la loro posizione previdenziale.