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Una misura che è passata inosservata con l'approvazione della legge di stabilità, è quella del prelievo forzoso effettuato ai danni dei dipendenti e pensionati del pubblico impiego.
Come è noto, a causa della virtualizzazione del loro tfr, cioè esistente solo sulla carta, ma non come accantonamento reale, non possono usufruire dell’anticipo né del Tfr né del Tfs per acquisto o ristrutturazione casa, né se iscritti alla previdenza complementare, possono chiedere un’anticipazione fino al 30% del capitale accumulato come per gli altri lavoratori.
I dipendenti e pensionati pubblici possono solo chiedere prestiti al Fondo Credito statali gestito dall’Inps, ma autofinanziato dagli stessi dipendenti con una trattenuta dello 0.35% dello stipendio o della pensione. Questi soldi così raccolti non vengono utilizzati solo per attività creditizie, ma bensì per attività sociali, come borse studi, case albergo per anziani, vacanze all’estero, e molte altre attività.
Ora anche in questo caso si è abbattuta la scure del governo.
Il comma 306 dell’articolo 1 della legge impone all’INPS un prelievo forzoso di 50 milioni di euro delle entrate per interessi attivi, al netto dell’imposta sostitutiva, derivanti dalla concessione di prestazioni creditizie agli iscritti al fondo credito statali e procede al riversamento all’entrata del bilancio dello Stato. Non viene specificato se si tratta di una somma una tantum oppure annuale.
Così per le attività sociali l’Inps avrà disposizione 50 milioni in meno e per i pensionati che hanno bisogno di prestito....