Tu sei qui
Nell'ambito del question Time alla camera il ministro del Lavoro ha risposto ad una interrogazione in merito in merito alla sospensione o alla revoca, a partire dal secondo semestre 2015, del blocco della contrattazione nazionale del pubblico impiego. Per il Ministro del Lavoro: " Il blocco dei contratti non può essere la normalità e per questo l'auspicio è di riaprire il prima possibile una normale contrattazione. Questo tema però andrà affrontato in maniera collegiale dal Consiglio dei ministri in occasione dell'esame della prossima legge di stabilità al fine di verificare le condizioni per la ripresa di una dialettica normale sui contratti pubblici"Il resoconto parlamentare:
(Intendimenti del Governo in merito alla sospensione o alla revoca, a partire dal secondo semestre 2015, del blocco della contrattazione nazionale del pubblico impiego – n. 3-01550)
PRESIDENTE. L'onorevole Chimienti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01550 concernente intendimenti del Governo in merito alla sospensione o alla revoca, a partire dal secondo semestre 2015, del blocco della contrattazione nazionale del pubblico impiego (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata) per un minuto.
SILVIA CHIMIENTI. Grazie, Presidente. Ministro, quando è un organo costituzionale come la Consulta a dover intervenire sulle cattive leggi approvate a suon di maggioranza dai Governi di turno, significa che la politica non ha fatto il suo dovere, non ha legiferato secondo Costituzione e ciò è tanto più grave quando queste leggi impongono diminuzione di diritti, stravolgono in peggio la vita dei cittadini per poi essere dichiarate illegittime solo dopo molti anni. Il silenzio assordante della politica sul tema del blocco dei contratti di ben 3,3 milioni di dipendenti pubblici fermi al palo ormai dal 2010 è vergognoso. Doveva essere una misura eccezionale per fronteggiare la crisi ma è divenuta strutturale e, secondo alcune stime, ha causato per il personale della pubblica amministrazione una perdita pro capite di 4.000 euro annui, pari al 15 per cento del salario reale. Se a questo si aggiungono il blocco del turn over e la spesa in rapporto al PIL più bassa d'Europa e il fatto che l'Italia è l'unico Paese europeo in cui negli ultimi dieci anni sono diminuiti i dipendenti pubblici e la spesa complessiva per i salari si ottiene un quadro desolante. Viviamo ancora in uno Stato di diritto ? E allora il Governo revochi il blocco economico della contrattazionePag. 43per consentire il recupero degli aumenti retributivi che spettano ai lavoratori.
PRESIDENTE - Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO POLETTI - , Ministro del lavoro e delle politiche sociali. La ringrazio. Premetto che la materia oggetto di questa interrogazione esula dalle competenze specifiche del mio Dicastero o del Dicastero che rappresento e che pertanto fornisco elementi di risposta in vece del Ministro della semplificazione e della pubblica amministrazione sulla base degli elementi che ci sono pervenuti da questo Ministero.
Come è noto il Governo in carica ha ereditato le precedenti e numerose misure di contenimento della spesa pubblica derivanti da un difficile contesto economico e dalle esigenze di risanamento della finanza pubblica che hanno comportato sacrifici anche per i dipendenti pubblici. Sin dal suo insediamento questo Governo ha prima di tutto deciso di sostenere chi non ha un lavoro, chi rischia di perderlo e chi è economicamente svantaggiato. Quindi ha previsto senza distinzione tra lavoratori pubblici e privati l'erogazione di 80 euro mensili per i detentori di redditi bassi di cui ha beneficiato peraltro un lavoratore pubblico ogni quattro lavoratori destinatari della misura, ha incrementato il sostegno agli ammortizzatori sociali e ha promosso la riduzione del costo del lavoro. Al contempo il Governo nella sua collegialità ha ritenuto di confermare il blocco della contrattazione collettiva economica per il pubblico impiego prorogato al 2015 ma parzialmente compensato da un periodo di bassa inflazione. È evidente tuttavia che il blocco dei contratti non può essere la normalità e per questo l'auspicio è di riaprire il prima possibile una normale contrattazione. Questo tema però andrà affrontato in maniera collegiale dal Consiglio dei ministri in occasione dell'esame della prossima legge di stabilità al fine di verificare le condizioni per la ripresa di una dialettica normale sui contratti pubblici.
PRESIDENTE - . L'onorevole Cominardi, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
CLAUDIO COMINARDI. Grazie, Presidente. Non siamo assolutamente soddisfatti perché sappiamo già che questo Governo ha prorogato ancora lo sblocco dei contratti con il decreto-legge Madia. Ha detto che non riusciva a reperire 4 miliardi di euro. Si è detto che in situazioni di difficoltà economica ci si è ritrovati a dover fare questo blocco degli stipendi ma ogni volta si va a toccare sempre nelle tasche dei sempre più poveri cittadini perché è stato fatto con Monti per i pensionati, ora i dipendenti pubblici che, ricordiamo, sono 3 milioni e 300 mila e, comprese le loro famiglie, si parla di circa 10 milioni di persone. Bisogna tenere conto che, secondo dei conti, sono 4.000 euro i soldi che vengono sottratti all'anno in media a questi dipendenti pubblici. Poi dobbiamo tener conto anche di un altro aspetto che siamo in attesa delle sentenze della Corte costituzionale. La prima, che in realtà è della Corte europea di giustizia, riguarda i precari della scuola e per questo siamo stati sanzionati e adesso bisogna porre rimedio ma non si è posto rimedio come si doveva fare.
Ora con la sentenza n. 70 sulla mancata indicizzazione delle pensioni ecco un'altra batosta e il 23 giugno ne arriverà un'altra, sempre per i dipendenti pubblici. Quindi, conviene fare delle azioni concrete e prevenire le sentenze della Corte costituzionale, perché non si può governare in questo modo, veramente ha del ridicolo, perché si viola l'articolo 3 sul principio di uguaglianza, l'articolo 36 sul diritto a una retribuzione che sia proporzionale, l'articolo 53 sul fatto che ogni cittadino deve concorrere alle spese pubbliche sulla base della propria capacità contributiva e la pubblica amministrazione viene sempre utilizzata come esperimento per poi applicare