Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

Dopo quasi 10 anni di blocco contrattuale voluto dall'ultimo governo Berlusconi - e confermato dagli esecutivi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni - i poliziotti e gli operatori delle forze dell'ordine italiani meritano qualcosa di più.

Vogliamo dirlo forte e chiaro a chi oggi, a Palazzo Chigi, punta a chiudere la trattativa in pochi giorni, dopo mesi di stallo, per portare a casa un "risultato" da utilizzare nella campagna elettorale già avviata. Anche il sindacato vuol chiudere presto questa trattativa, ma senza essere messi alle strette.

A oggi la proposta governativa è quella di un aumento lordo medio mensile di poco più di 100 euro a cui occorre aggiungere gli incrementi parametrali frutto dell'ultima riforma interna dei ruoli e delle qualifiche, in attuazione della legge Madia. C'è però da chiarire la questione del bonus 80 euro percepito per 2 anni dalle lavoratrici e dai lavoratori in divisa. Un bonus che già da 2 mesi non è più presente nelle buste paga dei poliziotti e che rischia di annullare i "benefici" degli aumenti contrattuali.

La proposta che il Silp Cgil porta avanti da tempo è che per tutti, a partire dall'agente, gli aumenti non possano essere inferiori complessivamente, parametri compresi, a 100 euro netti. Altrimenti rischiamo di prenderci in giro.

L'altra partita importante è quella degli arretrati: il contratto in discussione è relativo al triennio 2016-2018. Dopo aver perso 8 anni di mancati adeguamenti stipendiali, nessuno può pensare ad altri colpi di spugna.

Infine, ma non meno importante, il nodo delle cosiddette "accessorie" cioè degli straordinari, dei festivi, dei notturni e delle indennità legate in maniera precipua all'attività operativa di polizia. Il noto emendamento alla legge di bilancio dell'on. Fiano, che stanzia 150 milioni per gli straordinari (50 per il 2018), è un giusto passo nella direzione da noi auspicata, ma rischia di non essere sufficiente.

A ogni buon conto, non siamo interessati solo alla parte economica del contratto, pur rilevante per poliziotti che hanno stipendi fermi da troppo tempo e che fanno fatica ad arrivare a fine mese. Non possiamo, infatti, dimenticarci la necessità di adeguare la parte normativa del contratto. Chi veste una divisa è un lavoratore come gli altri e non può avere meno diritti, ad esempio, in materia di tutela legale, maternità, mobilità, legge 104 e quant'altro.

Bisogna ragionare, a nostro avviso, anche su istituti importanti come il part-time e le ferie solidali. Un ragionamento occorre farlo pure sulle forme di dissenso che gli agenti possono e debbono portare avanti per rivendicare i propri diritti, perché l'impossibilità a scioperare in questi anni si è rivelata un boomerang rispetto ad altre categorie.

Infine, ma non meno importante, la questione pensionistica. I poliziotti non sono dei privilegiati, questo deve essere chiaro rispetto ad una certa "narrazione" di comodo portata avanti da chi vuole definitivamente affossare il comparto sicurezza. In molti stati europei e negli Usa un agente operativo dopo 30 anni di volante può andare in pensione a prescindere dall'età.

Qui invece si punta a far restare in servizio i lavoratori in divisa oltre i 60 anni e soprattutto a non dare tutele ai più giovani: senza l'avvio immediato di forme adeguate di previdenza complementare, previste già dalla "controriforma" Dini e mai attuate, i poliziotti di oggi saranno i poveri di domani. Su questi temi, sia chiaro, non faremo sconti. A nessun governo.

 

Daniele TissoneSegretario generale sindacato di polizia Silp Cgil

Argomento: 
Polizia di Stato