Periodico di informazione delle Forze Armate, Forze di Polizia e Pubblico Impiego

E' iniziata lunedi 21 marzo in Aula alla Camera la discussione della proposta di legge: "Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo", approvata in prim lettura dalla Camera e modificata dal Senato. Il recoconto parlamentare.

Discussione della proposta di legge: Corda ed altri: Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 875-B​)

 

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 875-B: Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché delega al Governo per il coordinamento normativo.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 16 marzo 2022 (Vedi l'allegato A della seduta del 16 marzo 2022).

(Discussione sulle linee generali - A.C. 875-B​)

 

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La IV Commissione (Difesa) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Giovanni Luca Aresta.

 

GIOVANNI LUCA ARESTA , Relatore. Grazie, Presidente. Onorevoli membri del Governo, onorevoli colleghi, la necessità di intervenire sulla materia dell'esercizio della libertà sindacale tra militari, pur avvertita già da alcune legislature, ha ricevuto un forte impulso da una sentenza della Corte costituzionale, la n. 120 del 13 giugno 2018, che ha dichiarato la parziale illegittimità costituzionale dell'articolo 1475, comma 2, del Codice dell'ordinamento militare.

La Corte, infatti, ha stabilito l'illegittimità della norma nella parte in cui dispone che i militari non possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali, invece di prevedere che i militari possano costituire associazioni professionali a carattere sindacale, alle condizioni e con i limiti fissati dalla legge, pur non potendo aderire ad altre associazioni sindacali.

Sulla scorta di questa esigenza, la Commissione difesa della Camera dei deputati ha avviato, già dal gennaio 2019, l'esame delle proposte di legge in materia che erano state presentate. Dopo il rinvio in Commissione, deliberato nella seduta del 28 maggio 2019, il provvedimento è stato nuovamente esaminato dalla Commissione difesa e poi approvato in prima lettura da parte dell'Assemblea della Camera nella seduta del 22 luglio 2020.

Il testo, che ora torna all'esame della Camera dei deputati per la seconda lettura, è stato in alcune parti modificato dal Senato, allo scopo di definire più dettagliatamente taluni profili della nuova disciplina. Si tratta di modifiche che sono state oggetto di approfondimento da parte della Commissione nelle tre sedute dedicate all'esame del testo trasmesso dal Senato, sulle quali non è stato ritenuto necessario intervenire ulteriormente.

Nello specifico, le principali novità introdotte durante l'esame presso l'altro ramo del Parlamento possono così sintetizzarsi.

All'articolo 1, rubricato “Diritto di associazione sindacale”, è stato novellato il comma 1 per precisare, con un riferimento al Codice dell'ordinamento militare (articolo 627, comma 8), il personale che non può aderire alle associazioni, limitatamente alla categoria degli allievi.

All'articolo 2, “Princìpi generali in materia di associazioni professionali a carattere sindacale tra militari”, è stato precisato che gli statuti delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari sono orientati al rafforzamento della partecipazione femminile e alla trasparenza del sistema di finanziamento; è stato, infine, inserito un comma aggiuntivo per specificare che l'attività sindacale è volta alla tutela degli interessi collettivi degli appartenenti alle Forze armate e alle Forze di polizia a ordinamento militare, e che tale attività non può interferire con lo svolgimento dei compiti operativi o con la direzione dei servizi.

Con riferimento all'articolo 3, “Costituzione delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari”, il Senato ha aggiunto un nuovo periodo, al comma 2, per prevedere che ogni tre anni il Ministero competente accerti la permanenza dei requisiti di legge delle associazioni; è stato introdotto, inoltre, l'obbligo di motivazione dei provvedimenti ministeriali che negano l'iscrizione di un'associazione o dispongono la loro cancellazione dall'albo per contrasto con la legge; è stato aumentato da 5 a 15 giorni il termine per le contro osservazioni delle associazioni colpite da provvedimenti (commi 3, 4 e 5); è stato, infine, aggiunto un comma sesto per prevedere che siano riservate alla giurisdizione del giudice amministrativo le controversie promosse nel caso di cancellazione.

All'articolo 4, relativamente alle limitazioni, è stato specificato che il divieto per le associazioni professionali a carattere sindacale tra militari di assumere rappresentanza in via esclusiva di una o più categorie di personale vale anche se facenti parti della stessa Forza armata o Forza di polizia a ordinamento militare.

È stata, inoltre, aggiunta una lettera per prevedere un ulteriore divieto per le associazioni: quello di aderire, federarsi, affiliarsi o avere delle relazioni di carattere organizzativo o convenzionale anche per il tramite di altri enti od organizzazioni con associazioni sindacali diverse da quelle costituite ai sensi della normativa in esame.

All'articolo 5, riguardante le competenze delle associazioni, è stato modificato il comma 1 per escludere dalle competenze delle associazioni la tutela individuale degli iscritti, confermando, quindi, la sola tutela collettiva dei diritti e degli interessi propri dei rappresentati. È stato, altresì, aggiunto un nuovo comma, che novella l'articolo 46 del decreto legislativo n. 95 del 2017, recante disciplina dei trattamenti accessori e degli istituti normativi per i dirigenti delle forze di polizia e delle Forze armate. Al riguardo, le modifiche sono volte a specificare che le procedure negoziate previste dal comma 1 riguardino il personale dirigente civile e militare e per aggiungere alle materie richiamate dalle procedure anche le licenze e le aspettative per infermità.

Per quanto riguarda le modifiche agli articoli 6, 7 e 8, tali disposizioni recano, rispettivamente, norme in merito alla possibilità che gli statuti prevedano la costituzione di articolazioni periferiche delle associazioni professionali a carattere sindacale, al finanziamento e alla trasparenza dei bilanci, oltre alle cariche elettive nelle associazioni professionali di cui ci si occupa.

Al riguardo, in relazione all'articolo 6, sulle articolazioni periferiche, il Senato ha specificato che le competenze delle articolazioni periferiche sono definite dagli statuti nei limiti previsti dall'articolo 5, ovvero quelli stabiliti in via generale per le associazioni professionali a carattere sindacale tra militari. Al comma 2, lettera c), è stato in parte modificato il referente con il quale le articolazioni periferiche possono interloquire, sostituendo “l'amministrazione centrale di riferimento” con “l'amministrazione di riferimento”. È stata, inoltre, soppressa la lettera d), che prevedeva, tra le competenze di tali articolazioni periferiche, quelle di formulare pareri e proposte agli organi direttivi e elettivi delle associazioni professionali tra militari.

Infine, durante l'esame in Aula al Senato, è stato introdotto un comma aggiuntivo in base al quale, ferme restando le specifiche peculiarità organizzative, le articolazioni periferiche delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari riconosciute rappresentative a livello nazionale sono tenute a relazionarsi con le articolazioni di ciascuna amministrazione militare competente a livello areale e, comunque, a livello non inferiore a quello regionale, con riferimento a tematiche di competenza sindacale aventi esclusiva rilevanza locale, senza alcun ruolo, tuttavia, negoziale.

Con riferimento all'articolo 7, concernente il finanziamento delle associazioni, il comma 1 è stato modificato per chiarire che le associazioni, anche ai fini del loro finanziamento, possono svolgere attività di assistenza fiscale e consulenza relativamente alle prestazioni previdenziali e assistenziali a favore dei propri iscritti.

È stato, poi, modificato in più parti l'articolo 8, la cui rubrica fa ora riferimento alle cariche direttive, invece che elettive, delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari. È stato, inoltre, introdotto, al comma 1, il rispetto del principio di parità di genere nell'assegnazione delle cariche. Con riferimento al comma 2, durante l'esame in Aula al Senato, tale comma è stato modificato per definire nel dettaglio i criteri di ineleggibilità e incompatibilità delle cariche, prevedendo che non sono eleggibili e non possono comunque ricoprire cariche nelle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari i militari che hanno riportato condanne per delitti non colposi o sanzioni disciplinari di stato; i militari che si trovano in una delle condizioni di cui all'articolo 10, comma 1, del testo unico di cui al decreto legislativo n. 235 del 2012, che reca, appunto, cause di incandidabilità alle elezioni provinciali, comunali e circoscrizionali; i militari che si trovano in stato di sospensione dall'impiego o di aspettativa non sindacale, salvo i casi di aspettativa per malattia o patologia che comunque consentano il rientro in servizio incondizionato; da ultimo, gli ufficiali che rivestono incarico di comandante di Corpo.

Quanto all'articolo 9, concernente svolgimento dell'attività e delega al Governo, era stato introdotto un comma per prevedere che alle associazioni rappresentative a livello nazionale venga concesso da parte di ciascuna amministrazione, compatibilmente con le disponibilità, l'uso di un locale comune da adibire a ufficio delle associazioni stesse nella sede centrale e in quelle periferiche. Tale comma è stato ulteriormente modificato in Aula per prevedere che la concessione dell'uso del locale avvenga senza oneri per l'amministrazione. È stato, altresì, modificato in sede referente e, successivamente, in Aula il comma relativo ai distacchi e permessi retribuiti e non retribuiti per prevedere che gli stessi siano assegnati sulla base dell'effettiva rappresentatività del personale.

È stato, poi, inserito, all'articolo 10 sul diritto di assemblea, un comma per prevedere che i comandanti o i responsabili di unità garantiscano il rispetto della legge in esame, favorendo l'esercizio delle attività delle associazioni professionali a carattere sindacale tra militari.

All'articolo 12 è stata, invece, modificata la rubrica da “Obblighi delle amministrazioni” in “Obblighi informativi”. È stato, altresì, modificato il comma 1 per delimitare l'oggetto degli obblighi informativi delle amministrazioni militari, non più riferiti ad ogni iniziativa volta a modificare il rapporto di impiego con riferimento alle direttive interne o alle direttive di carattere generale che riguardano la condizione lavorativa del personale militare, ma al contenuto delle circolari e delle direttive da emanare con riferimento alle materie indicate dall'articolo 5, comma 2. Al riguardo, è stato specificato che le procedure di informazione e consultazione delle associazioni rappresentative sono disciplinate nel regolamento di attuazione.

Il Senato ha, inoltre, modificato l'articolo 13 sulla rappresentatività, introducendo, dopo il primo comma, concernente le soglie di rappresentatività a regime, ulteriori quattro commi, volti a precisare che, qualora l'associazione costituita da militari appartenenti a due o più Forze armate o forze di polizia a ordinamento militare non raggiunga la quota minima del 3 per cento in ciascuna delle Forze armate o delle forze di polizia a ordinamento militare, essa è rappresentativa nelle sole Forze armate in cui raggiunge la quota minima del 4 per cento; a stabilire inoltre che, ai fini della consistenza associativa, sono conteggiate esclusivamente le deleghe che prevedono un contributo non inferiore allo 0,5 per cento dello stipendio; a chiarire, inoltre che, ai fini della consistenza associativa, la forza effettiva si calcola escludendo il personale che, ai sensi della legge, non può aderire alle associazioni; a prevedere, inoltre, soglie ridotte di rappresentatività per il periodo transitorio, riducendole di 2 punti percentuali per i primi tre anni di entrata in vigore della legge e di un punto percentuale per i successivi quattro anni.

All'articolo 14, “Tutela e diritti”, è stato modificato il comma 1 per limitare i diritti e le tutele previste da tale articolo per i militari che ricoprono cariche elettive alle sole associazioni rappresentative a livello nazionale.

All'articolo 15, “Informazione e pubblicità”, è stato modificato il comma 1 per stabilire l'obbligo, e quindi non più la mera possibilità, di pubblicazione di deliberazioni, votazioni e di ogni altra notizia relativa all'attività sindacale.

Con riferimento all'articolo 16, relativo alla delega al Governo, è stato modificato il comma 1 per introdurre tra i principi e i criteri di delega una lettera ulteriore, la lettera e), relativa all'istituzione di un'area negoziale per il personale dirigente delle Forze armate e delle forze di polizia a ordinamento militare, nel rispetto del principio di equiordinazione con le forze di polizia a ordinamento civile, come specificato dall'Aula del Senato. L'istituzione dell'area negoziale di cui al precedente periodo deve avvenire nel rispetto dei vincoli previsti dall'articolo 46 del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95 e nell'ambito delle risorse previste a legislazione vigente per la sua attuazione. È stato, inoltre, modificato il comma 4 per chiarire che il riparto dei distacchi e dei permessi sindacali tra diverse associazioni deve essere fatto dal decreto del Ministro della Pubblica amministrazione con criterio proporzionale, sulla base della rispettiva rappresentatività.

Un altro articolo importante sul quale spesso e tanto si è dibattuto è l'articolo 17, relativo alla giurisdizione. È stato modificato il comma 8 per delimitare l'ambito della legittimazione attiva delle associazioni rispetto al testo della Camera, che individuava una legittimazione in sede civile, penale e amministrativa, limitandola ora alle controversie promosse nell'ambito della presente legge per le quali sussista un interesse diretto.

L'articolo 19, infine, è stato modificato per prevedere, al comma 1, che le norme sulla rappresentanza militare vengano abrogate, non al momento dell'entrata in vigore della legge, ma al momento dell'entrata in vigore del decreto della pubblica amministrazione che determina permessi e distacchi. Al comma 2, è stato inoltre specificato che i delegati delle rappresentanze militari restano in carica e proseguono le attività di competenza, compresa dunque la partecipazione alle procedure di concertazione per il rinnovo del rapporto di impiego se in corso, fino all'entrata in vigore del primo decreto del Ministro della Pubblica amministrazione, ovvero, se successiva, fino alla conclusione dei lavori per la formulazione dello schema di provvedimento. A decorrere da questa data i consigli della rappresentanza militare e i delegati che la compongono cessano la propria funzione. Sempre in sede referente è stata poi espunta - e riproposta nell'articolo 13 - la previsione di soglie di rappresentatività ridotte per tre anni.

 

Avviandomi alla conclusione, ricordo che Forze armate e Forze di Polizia a ordinamento militare annoverano oggi, complessivamente, circa 350 mila uomini e donne, che rappresentano un segmento di particolare rilievo nell'ambito della pubblica amministrazione, ai quali affidiamo la nostra sicurezza, la tutela della legalità, nonché impegni assolutamente essenziali e particolarmente impegnativi, quali il concorso alle attività di protezione civile e la partecipazione alle missioni internazionali. Si tratta di personale che costituisce una componente fondamentale per il nostro Paese, a cui va adesso riconosciuto pienamente il diritto di concorrere a definire i contenuti del rapporto di impiego e, più in generale, le proprie condizioni di lavoro.

Da ultimo, due valutazioni politiche. Il testo, che ci apprestiamo a votare, è il frutto di un equilibrio tra diverse sensibilità politiche, una sintesi condivisa. Il lavoro fin qui fatto dal Parlamento consegna alla dialettica tra le istituende associazioni professionali militari e la controparte quegli avanzamenti di fatto che solo il confronto positivo potrà far maturare. È evidente, come accade per tutti i provvedimenti che intervengono normando un ambito nuovo del nostro ordinamento, che ci sarà spazio per tutti i miglioramenti e le correzioni, che la pratica effettiva dell'esercizio del diritto sindacale potrà così produrre. A noi, Presidente, era richiesto di fare questo passo decisivo e codificare in una legge dello Stato un diritto oramai maturo nella nostra società. Il Parlamento vigilerà per la piena attuazione di questo diritto e potrà intervenire nelle sue linee di indirizzo al Governo in sede di regolamenti attuativi. Oggi è un giorno storico, una conquista di civiltà che rende più forte la nostra democrazia e più affini, a quelli degli altri lavoratori, i diritti dei professionisti con le stellette, pur confermando e garantendo la tipicità dello status militare nel contesto della pubblica amministrazione. Di questo, in qualunque modo, insieme a tutti i colleghi della Commissione, dobbiamo essere orgogliosi.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, sottosegretaria Bini. Prendo atto che si riserva di intervenire successivamente.

È iscritto a parlare l'onorevole Losacco. Ne ha facoltà.

ALBERTO LOSACCO (PD). Grazie Presidente. Dopo le modifiche apportate dal Senato, come illustrava il relatore, questo provvedimento torna alla Camera per l'ultima lettura. Come è noto, questa legge si è resa necessaria dopo la sentenza della Corte costituzionale, che ha sancito l'incostituzionalità dell'articolo del codice militare sull'impossibilità di costituzione e adesione ad organizzazioni sindacali da parte delle Forze armate. Questa sentenza ha rappresentato un'importante novità, dal punto di vista dei principi e dell'idea che anche i militari sono a tutti gli effetti dei lavoratori e, quindi, portatori di istanze e di diritti. La cornice normativa di riferimento risale al 1978, con la legge per l'istituzione degli organismi di rappresentanza del personale militare, prima e principale esperienza di tutela del personale delle Forze armate. Un altro momento significativo è legato alla riforma del 1981 della Polizia di Stato, la cui smilitarizzazione permise l'apertura ad un'articolazione sindacale di grande importanza e significato. Con i loro 350 mila operatori, Forze armate, Carabinieri e Guardia di Finanza rappresentano un ramo significativo della pubblica amministrazione. Si avvertiva, quindi, la necessità di un aggiornamento normativo sulla rappresentanza militare.

Ricordo che, nelle precedenti due legislature, il Partito Democratico - e non solo il Partito Democratico - aveva avanzato delle proposte di legge per affrontare la questione. Tuttavia, la gestazione del provvedimento non è stata delle più semplici: prima, un dibattito ricco articolato da parte della Camera, poi, un cospicuo intervento da parte dei colleghi del Senato. Non sfugge a nessuno, come ha sottolineato anche la sentenza della Corte, che la libertà sindacale dei militari deve esercitarsi in un quadro di compatibilità con la specialità della loro funzione. Le Forze armate sono un bene pubblico del Paese. A loro affidiamo la sicurezza dei cittadini, la rappresentanza italiana nelle missioni internazionali, la tutela della legalità e altre importanti funzioni di protezione civile. Come è già stato ricordato, senza le Forze armate non avremmo avuto l'attuazione del piano vaccinale, per non dire del sostegno alle amministrazioni comunali nella fase più acuta di decessi, con quell'immagine di Bergamo che porteremo per sempre nei nostri cuori. Da qui la necessità di stabilire un perimetro nel delicato equilibrio tra autonomia dell'esercizio sindacale, tutela della rappresentanza e quei compiti che la Costituzione affida alle Forze armate e che richiedono coesione e disciplina. In quest'ottica va intesa la scelta del giudice amministrativo, in merito alla competenza giurisdizionale per le condotte antisindacali, in ragione della maggiore conoscenza dei tribunali amministrativi sui rapporti di impiego del personale militare. Sempre nell'ottica della tutela della coesione e della disciplina, sono scaturite altre decisioni, come il controllo triennale del Ministro della Difesa sugli statuti delle associazioni sindacali o sul divieto, per queste, di avere rapporti organizzativi con soggetti sindacali diversi da quelli militari.

Per quel che riguarda le modifiche del Senato, sono importanti soprattutto quelle legate alla disciplina transitoria, come ha detto la senatrice Roberta Pinotti. Si correva il rischio di sovrapporre rappresentanze e nuove associazioni a carattere sindacale o di avere un vuoto di rappresentanza. Credo che alla fine si sia giunti a un risultato accettabile. Il testo è un buon punto di partenza rispetto alla normativa regolamentare e ai decreti attuativi che saranno essenziali per garantirne il corretto funzionamento. Per concludere, Presidente, questo provvedimento giunge a pochi giorni dall'approvazione dell'ordine del giorno per aumentare le risorse per le spese per l'adeguamento tecnologico-militare e nel percorso per la comune difesa europea, che è uno dei pilastri più importanti nel processo d'integrazione. Penso che l'impegno per la modernizzazione della Difesa, per la sua piena collocazione nel contesto delle nostre alleanze, passi anche da un provvedimento come questo, che assume un particolare significato nella fase che attraversiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-A). Grazie Presidente. Oggi siamo qui a discutere una legge, che, tra l'altro, reca la mia prima firma. Devo dire che non mi trovo del tutto soddisfatta con il testo che andremo a licenziare, perché, come sappiamo tutti in quest'Aula, questo provvedimento ha avuto un iter molto difficile. Non imputo queste difficoltà certamente ai miei colleghi del MoVimento, con i quali, anzi, abbiamo fatto un lavoro importante. In particolar modo, mi sento di ringraziare il collega Aresta, che con me, quando ero ancora nel MoVimento, ha fatto un lavoro egregio, cercando anche di trovare delle soluzioni, che potessero avere dei punti di caduta importanti rispetto alle richieste degli altri gruppi. Infatti, una legge di questo tipo, una riforma così importante su una materia così delicata, richiede una condivisione a livello parlamentare, cosa che era molto difficile, anche perché ci sono correnti di pensiero molto diverse, anche su come dovrebbe essere organizzato e gestito lo strumento militare e su come ci si dovrebbe approcciare soprattutto rispetto alla materia che riguarda i diritti sindacali. Infatti, fino a poco tempo fa, i militari non hanno mai avuto riconosciuto questo diritto, perché nel codice dell'ordinamento militare si vietava ai militari di costituirsi in associazioni sindacali. Poi sappiamo che c'è stata una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, che interveniva nell'ordinamento francese rispetto a dei ricorsi che erano stati fatti, sentenza che ha inciso anche negli altri ordinamenti nazionali. A questa sono seguite altre sentenze; in Italia, con il Consiglio di Stato e, in ultimo, la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 120, ha messo un po' una pietra tombale su una questione annosa che ad alcuni non piaceva.

Il fatto che le Forze armate potessero avere questo tipo di tutela e questo tipo di organizzazione non era una cosa che, in Italia, ma anche altrove, in Francia, piuttosto che in altri Stati, fosse vista con grande euforia, soprattutto, da parte del comparto a livello di vertice, ma anche politicamente; non è mai stata una cosa largamente condivisa. Però è chiaro che, una volta giunta questa sentenza - io dico, per fortuna - abbiamo dovuto fare tutti i conti con il tema dei diritti, rispetto ai quali non si può escludere nessuno: anche i militari sono lavoratori che, ovviamente, hanno doveri particolari, perché devono garantire l'efficienza dello strumento militare per il buon funzionamento dei presidi, a garanzia delle istituzioni, però, è anche vero che queste persone da sempre chiedevano tutele e chiedevano più diritti.

Quindi, ci siamo messi al lavoro, già dalla scorsa legislatura, su una proposta di legge che nel 2018 abbiamo ripresentato ed è stata, lo ripeto, profondamente modificata, perché appunto non c'è mai stata grande convergenza, soprattutto su alcune questioni.

Ricordo che una delle discussioni più ampie che sono state fatte riguardava proprio il giudice amministrativo, poiché veniva chiesto l'affidamento delle controversie al giudice del lavoro. Ci sono state anche sentenze recenti. Ecco, su questo aspetto continuo a pensarla come chi chiedeva la disposizione relativa al giudice del lavoro, anche alla luce delle recenti sentenze; la disposizione adesso è stata adattata al giudice amministrativo e cito di nuovo il collega Aresta che ha svolto un lavoro incredibile, cercando di trovare una soluzione e dando spazio ad un istituto, le commissioni di conciliazione che potessero creare comunque un'alternativa, proprio per far sì che queste controversie non andassero tutte a sbattere contro un muro, dando la possibilità a chi sentiva lesi i propri diritti di adire un organismo di garanzia differente, prima ovviamente di rivolgersi al giudice amministrativo.

Quindi, questo lavoro è stato fatto con grande fatica e ci sono state anche delle migliorie, anche con riferimento ai sindacati interforze e, tra l'altro, è stata introdotta la contrattazione. Addirittura, soprattutto da parte dell'attuale rappresentanza militare, si sono mosse critiche per cui si dice che adesso i rappresentanti delle Forze armate hanno addirittura una minore possibilità di effettuare la propria attività, ma, in realtà, non è così, perché dalla concertazione si è passati alla contrattazione e non è una cosa da poco, attenzione, è importante sottolinearlo, anche se qualcuno tende ovviamente a buttare il bambino con l'acqua sporca e questo non è giusto; non è giusto perché tende a criminalizzare gli intenti della politica, nella quale ci sono, lo ripeto, visioni differenti, ma certamente l'intento non è quello di limitare i diritti delle persone. Almeno per quanto mi riguarda non è così e credo che questa cosa sia condivisa da tutti i miei colleghi che, comunque, con fatica, hanno provato ad apportare modifiche, ma, lo ripeto, per trovare una soluzione comune, serve l'unanimità, quindi, a volte, anche l'esercizio del compromesso, su una materia così difficile, per addivenire ad un testo che possa in qualche modo dare disciplina ad una materia così delicata, era necessario in questo lavoro. Quindi, occorre avere una legge che possa far superare il vulnus tra l'altro oggi esistente, perché oggi c'è ancora la rappresentanza militare e, allo stesso tempo, sono già riconosciuti i sindacati militari, attenzione, quindi, questo è un problema che andava risolto ovviamente celermente e per questo si chiedeva che questa legge fosse licenziata al più presto.

C'è stato un ulteriore passaggio al Senato e sono state apportate altre modifiche, secondo me, qualcuna anche peggiorativa, ahimè; avrei preferito che non la toccassero più, perché, purtroppo, essendo un testo molto complicato, una materia molto difficile, più la si rimesta più si rischia di incorrere in pasticci che, magari, in futuro, saranno difficili da risolvere.

Purtroppo, questa legge ha diverse criticità, per come la vedo io e per come l'avevamo concepita all'inizio, ma è comunque un punto di partenza che ci consente di superare il vulnus legislativo, ma, soprattutto, toglie tutte le scuse a chi continua a dire: “tanto vale non farla mai, questa legge, perché tanto fa schifo, è meglio non farla”. Questo non va bene, perché andrebbe ad appannaggio, ovviamente, di situazioni comunque di privilegio, di qualcuno che vuole mantenere vita natural durante uno status quo che non può essere più condivisibile, anche alla luce delle sentenze che ci sono state.

Quindi, la politica ha il dovere di legiferare. Io sono, tra l'altro, firmataria di questa proposta di legge e, nonostante sia stata completamente modificata, ci voglio mettere la faccia. Ci tengo, con tutti i problemi che tale proposta di legge presenta, perché la vedo come un punto di partenza e uno strumento attraverso il quale potremo garantire più diritti ai militari. Potrà essere migliorata in futuro e mi auguro che vi sia quella volontà da parte di tutti.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Maria Tripodi. Ne ha facoltà.

MARIA TRIPODI (FI). Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, io sono particolarmente orgogliosa che oggi un provvedimento così importante sia approdato in Aula per la lettura definitiva. Ringrazio, naturalmente, tutti i colleghi che hanno lavorato con noi in Commissione difesa, il relatore, l'onorevole Aresta, il presidente della Commissione, la collega Emanuela Corda, con la quale mi sono confrontata e ci siamo confrontati in questi quattro lunghi anni di lavoro. Come dicevo, mi sento particolarmente orgogliosa, perché questo lavoro è stato il frutto di una condivisione e di un confronto ampio e trasversale.

Noi come Forza Italia, Presidente, abbiamo contribuito anche con la proposta di legge, Atto Camera 1060 che portava la mia firma e che ha integrato il testo che ci troviamo a discutere. Colleghi, è bello sentirsi protagonisti di un piccolo mattoncino che va a mettersi in quel puzzle che è la Difesa. Oggi, è una pagina storica, Presidente, non solo per questo Parlamento, ma anche per tutte le Forze armate che, come sappiamo bene, sono il cuore pulsante del sistema Paese.

Come ricordava chi mi ha preceduto, con la sentenza della Corte costituzionale del 2018, la Corte, appunto, chiedeva al Parlamento di sanare un vulnus che si trascinava da più di quarant'anni: da più di quarant'anni i nostri militari e tutto il personale della Difesa non avevano riconosciuto un giusto diritto, quello dell'associazione sindacale che, invece, era riconosciuto in tutta Europa.

Io sono davvero contenta di aver collaborato a scrivere una pagina che qualcuno ha definito addirittura epocale. Certamente, ci sono cose che vanno migliorate, però, già abbiamo ottenuto - secondo me - risultati significativi, per la mia visione delle cose.

Mi riferisco senza dubbio al fatto che viene tutelato lo strumento militare senza snaturarlo, anche per quanto riguarda il discorso della giurisdizione in capo al TAR, vengono riconosciute le rappresentanze a livello di percentuale di ogni singola associazione sindacale, viene anche riconosciuta - mi consenta - l'importanza di quello che c'è stato fino a oggi come rappresentanza sindacale in seno al Dicastero della Difesa; mi riferisco ai Co.Ce.R, che hanno rappresentato bene e per lungo tempo le istanze dei militari. Forse, sì, si poteva fare di più, però siamo soddisfatti, perché il risultato che oggi abbiamo ottenuto con l'approdo in Aula di questo testo è trasversale. Mi consenta, Presidente, di ringraziare, in modo molto accorato, anche le forze di opposizione che, nel loro spirito costruttivo per quanto riguarda i provvedimenti di maggiore importanza per il Paese, ma anche e soprattutto le Forze armate, hanno sempre dato in Commissione, in questi quattro anni, un apporto sano e improntato alla tutela dei nostri uomini e delle nostre donne in divisa. Li ringrazio davvero di cuore (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Fratelli d'Italia), perché le Forze armate sono il patrimonio di tutti gli italiani. Piace e ricordare a me stessa che questa giornata è il frutto non di questo o di quel partito politico, ma del lavoro del Parlamento che rappresenta tutti gli italiani, così come le Forze armate sono patrimonio comune di tutti gli italiani. E mi consenta Presidente di rivolgere un caloroso ringraziamento alle nostre Forze armate e ai nostri vertici militari (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Fratelli d'Italia), soprattutto in giornate come questa. Infatti, ricordiamo bene che le Forze armate, dal 2020, anche a livello sanitario, hanno dato un contributo fondamentale nella lotta alla pandemia e più di un pensiero va a chi ha sacrificato la vita nella lotta alla pandemia, al COVID-19 e a tutti i nostri militari che con passione e con dedizione ogni giorno lavorano in patria e all'estero per garantire la nostra sicurezza. Presidente, sicuramente questo testo si poteva migliorare e noi abbiamo cercato di farlo in tutto e per tutto. Ci tenevo, prima delle conclusioni, a sottolineare come lo spirito di condivisione che ci ha contraddistinto in questo lungo lavoro ha fatto sì che siamo riusciti a coniugare i temi della democrazia, della rappresentanza sindacale e della tutela dei diritti anche con un'organizzazione di tipo gerarchico come è lo strumento militare. Va sottolineato, inoltre, che, quando questa riforma entrerà in vigore e, quindi, nella pienezza delle sue funzioni, dovranno essere attuati tutti i decreti e i regolamenti e con l'attuazione regolamentare si capirà l'innovazione della legge stessa.

Concludo, Presidente, rivolgendo un ringraziamento e un apprezzamento di cuore a tutti i colleghi che ci hanno e mi hanno accompagnato in questo iter parlamentare; un ringraziamento particolarmente caloroso va alla collega Corda, ma veramente a tutti i colleghi. Oggi, si scrive una pagina storica in questo Parlamento, ma la cosa che più mi inorgoglisce è che si scrive una pagina storica per le nostre Forze armate e per il comparto della Difesa (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, signor Presidente, Governo, colleghi, dopo quattro anni arriviamo, forse, a mettere la parola fine a questo provvedimento che, nell'intento dei proponenti - è utile fare un piccolo sunto - doveva essere approvato in fretta e furia. Infatti, ricordo che, all'inizio del dibattito in Commissione, Fratelli d'Italia aveva assunto un atteggiamento di responsabilità rispetto a un argomento che, come è stato detto e ribadito anche in quest'aula, suscita diverse sensibilità e diversi giudizi all'interno degli stessi partiti; anche all'interno del nostro c'era chi era contrario a questa legge, alla nuova istituzione di questa associazione a carattere sindacale, e chi, come il sottoscritto o altri che frequentano la Commissione difesa, lo vedeva come uno strumento, né buono né cattivo, poiché dipende da come viene utilizzato. Noi l'abbiamo sempre detto e denunciato: questo argomento è stato utilizzato in maniera errata, con demagogia, con molta propaganda, usato come una bandiera dei proponenti del MoVimento 5 Stelle, come un risultato da raggiungere subito per rimarcare la propria presenza al Governo e usato dall'allora Ministro Trenta, che, sui giornali - lo ricorderò sempre - annunciò questa rivoluzione: finalmente i sindacati militari nelle nostre Forze armate.

Ricordo anche che Fratelli d'Italia avvertì che una legislatura che mostrava già i segni di una divisione parlamentare, dovuta agli equilibri e alle maggioranze variabili, avrebbe mostrato tutti i suoi limiti e tutte le difficoltà. All'epoca, siamo stati accusati di far perdere tempo. Noi abbiamo rinunciato a presentare un progetto di legge a mia prima firma; l'abbiamo presentato sotto forma di emendamenti, perché ritenevamo e riteniamo che questo argomento, come tutti quelli che vengono trattati nella Commissione difesa, sia da portare avanti, non dico in sordina, ma con equilibrio, con pochi annunci, soprattutto con tanto lavoro di concertazione. Invece no: il provvedimento era stato presentato dai 5 Stelle nella scorsa legislatura quando erano una forza di opposizione e mostrava, quindi, i limiti di un progetto di legge che, da forza di opposizione, senza alleati, doveva invece venire esaminato da una coalizione, con la Lega o col Partito Democratico o con tutti gli altri partiti; quindi ognuno portava il proprio contributo. Inizialmente, era blindato e soprattutto era oggetto di una campagna social che, in quel caso, ha unito Fratelli d'Italia nel giudizio che era inaccettabile. Infatti, argomentare che le associazioni sindacali fossero lo strumento per mettere fine allo strapotere della rappresentanza attuale che era una macchina mangia soldi, che erano privilegiati e che, quindi, non avevano e non hanno mai portato risultati per le Forze armate, che era finalmente la vittoria della truppa rispetto agli ufficiali e agli Stati maggiori, che era la vittoria finalmente dal basso delle Forze armate per i diritti che finora erano stati negati dei cattivi Stati maggiori, tutto ciò per noi era un discorso inaccettabile, tanto che nei social, anche gli stessi parlamentari venivano fatti oggetto di accuse surreali di cui poi sono state vittime gli stessi proponenti di questa legge quando hanno dovuto dire “no” alle richieste di alcuni soggetti, non tutti. Noi abbiamo posto problemi, tra cui la necessità di abbassare i toni. La rappresentanza militare non dava risultati, perché la legge fatta dal Parlamento non dava alla rappresentanza militare la possibilità di incidere; la rappresentanza militare poteva fare proposte. Noi poi chiamiamo la responsabilità della politica rispetto ai Capi di Stato maggiore.

È vero che per i militari il datore di lavoro è il Capo di stato maggiore, ma il Capo di stato maggiore risponde poi al potere politico. Se, quindi, il potere politico, la politica trasversalmente, di qualunque colore essa sia, decide che sulla materia degli alloggi non vi sono fondi, hai voglia a dover rispondere - mi riferisco ai Capi di stato maggiore - dei 4 o 5 mila alloggi che sono sfitti. Se la politica decide che non ci sono fondi per la Difesa, bisogna vedere come si fanno le promozioni e come si aumentano determinate indennità.

La responsabilità se la prende il Capo di stato maggiore, ma poi è la politica che non si deve nascondere dietro le uniformi e si deve assumere la grande responsabilità di dirlo. Infatti, così stiamo facendo - e lo rimarchiamo sempre in questa legislatura - nella Commissione difesa della Camera - e ringrazierò sempre il presidente Rizzo e tutti i colleghi della Commissione -, Commissione in cui lavoriamo uniti nel dire che dobbiamo invertire una tendenza nel mondo della Difesa. Per troppi anni si è tagliato e si è considerata la Difesa come un mondo che non serviva più e, quindi, si poteva tagliare (tagli lineari, sugli organici, su tutto quello che era accessorio, sulla mensa e su tutto quello che era necessario). La colpa non è del Capo di stato maggiore, è della politica.

Quindi, questa contrapposizione fra Capi di stato maggiore, truppa - con vari gradi - stava portando ad una divisione e a un dibattito surreale sulle pagine dei giornali e dei social che sinceramente ha inquinato il dibattito anche con riferimento alle associazioni sindacali. Obiettivamente, prima di emettere un giudizio, ho frequentato le assemblee di queste associazioni sindacali, anche se Fratelli d'Italia ha l'etichetta, messa troppo frettolosamente, del partito dei Capi di stato maggiore - saremmo quelli della rappresentanza militare -, quando noi obiettivamente parliamo con tutti e abbiamo il coraggio anche di dire dei “no”, perché giustamente chiedere è lecito, proporre è lecito, ma altre volte poi bisogna vedere se a noi sta bene o meno. Quindi, non lo facciamo a livello elettorale!

Quindi, questo progetto di legge è andato avanti con grande difficoltà. Noi avevamo suggerito all'allora Ministro Trenta di emanare una circolare che riconoscesse e desse agibilità a queste associazioni, dicendo cosa potevano e non potevano fare. Se le fai nascere così, equivalgono quasi al circolo del bridge, in questo senso. Infatti, emanò una circolare che poi ovviamente non aveva forza. Poi il tempo ci ha dato ragione, perché è stata una legislatura abbastanza divisiva e il progetto di legge approvato alla Camera poi è finito al Senato ed è rimasto lì, scomparso nel nulla. Per quale motivo? Un altro dei problemi era dato dal fatto che si diceva fosse una legge a costo zero e, al riguardo, un suggerimento, che avevamo dato, era che fosse inutile dare la delega al Governo per futuri distacchi e permessi sindacali: ma che sindacati sono se non hanno distacchi e permessi sindacali per poter agire e andare in giro per l'Italia?

Poi questo aspetto è stato previsto e inserito in qualche modo, ma il problema era anche la demagogia nel dire che i soldi, quei fondi che erano previsti nel bilancio della Difesa per la rappresentanza militare, non potevano servire o non servivano per coprire i costi di questa legge (uno dei motivi del blocco è stato quello). Questa legge non è a costo zero, perché, se prevedi distacchi o un altro tipo di attività, allora, ci sono costi per la Difesa. Questo deve essere un insegnamento per tutte le forze politiche: quando si è all'opposizione o quando si è al Governo, non puoi promettere mari e monti, illudendo le persone perché, se gli dici che tu gli darai mari e monti, loro si aspettano di ricevere mari e monti. Invece, con criterio, devi dirgli che affronterai la materia e riuscirai a dargli quello che gli potrai dare, cioè non tutto, e mi è dispiaciuto che infatti il dibattito è andato scemando (quattro anni).

Io ricordo i primi tempi quando non si parlava d'altro, cioè il problema delle Forze armate era questa legge. Invece, poi si è visto che vi erano problemi, dalla legge n. 244 a quelli del sistema d'arma. Stiamo lavorando molto. Questo è uno dei problemi che dobbiamo affrontare, ma lo avremo di nuovo nella prossima legislatura, perché poi - bisogna dirlo - questa legge ha scontentato tutti. Scontenta la rappresentanza e scontenta le associazioni che sono nate. Alcune dicono: “No, non vogliamo neanche questa legge”, mentre altre dicono: “Meglio questa legge che niente, perché almeno esistiamo”, questo dobbiamo dirlo. Però, queste cose ci sono state dette durante le audizioni. In una delle prime audizioni, le prime associazioni sorte erano venute a dire che questa legge non le soddisfaceva minimamente. Si è continuato poi ad operare e i cattivi erano sempre quelli di Fratelli d'Italia. No, non eravamo cattivi! Avevamo visto che il dibattito era stato ormai compromesso e inquinato - ripeto - da una promessa.

Oggi ci sono ufficiali che si stanno iscrivendo a queste associazioni sindacali? Sì! E perché venimmo dipinti, invece, come nemici di queste associazioni? Fu un errore! Il dibattito è maturo quando c'è un giusto dibattito anche all'interno delle Forze armate, perché sia gli ufficiali sia i graduati sono parte di uno stesso sistema. Le Forze armate non possono esistere senza gli uni e senza gli altri e metterli contro è stato un danno e un pericolo e ha creato un clima di sfiducia. Quindi, qui abbiamo imparato una grande lezione - e ci mettiamo anche noi -, cioè che quando si opera nelle Forze armate, bisogna portare avanti un dibattito sereno. Vi è una proposta che continuiamo a fare e l'abbiamo fatto quando è stata approvata alla Camera: c'è bisogno di un momento di confronto fra le associazioni sindacali, la rappresentanza e i Capi di stato maggiore, presente anche il potere politico. C'è bisogno di un confronto per conoscersi e per trovare fiducia.

Poi nelle modifiche al Senato sono state introdotte norme che definirei pacchiane. Mi riferisco ad esempio alla parità di genere nei sindacati militari. Scusate, non ho niente contro la parità di genere e ci mancherebbe, ma imporre una parità di genere in un sindacato di una Forza armata, quando la presenza è squilibrata nei numeri fra uomo e donna (90 per cento contro il 10), mette in difficoltà le Forze armate e i sindacati stessi. Perché imporre questa parità? Perché la devi imporre nei numeri? Se uno poi non la vuole fare, il sindacato cosa fa? Deve essere una libera scelta dell'associazione se avere nel proprio statuto la parità o meno. Se capita che un'associazione non ce l'abbia, cosa si fa? Mi chiedo perché imporre questa scelta, quando si può prevedere o agevolare.

Comunque, continuerò poi nel corso delle dichiarazioni di voto. A me dispiace. Auguri a tutte le associazioni, e continuerò a collaborare con loro. Io spero che in Aula vedremo presto l'esame del provvedimento con riferimento alla legge n. 244 per la riforma del sistema militare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, sono anch'io emozionata e orgogliosa di poter partecipare oggi in maniera fattiva e attiva a quello che è stato definito, da chi mi ha preceduto, come un cambio di passo epocale per il comparto della difesa e della sicurezza.

Ringrazio il presidente della Commissione difesa e il relatore per l'egregio lavoro svolto e chiaramente le colleghe e i colleghi che mi hanno aiutata a seguire questo percorso di crescita in Commissione difesa che mi vede seguire i lavori da appena un anno.

Però, soprattutto, oggi, in questo particolare momento storico che stiamo vivendo, poter contribuire ad un miglioramento - per quanto poi sia evidente che la legge è perfettibile, come è stato già detto, così come ogni tipo di percorso legislativo - mi rende orgogliosa ed emozionata, perché penso che le nostre Forze armate, a cui va il mio personale plauso ma anche quello che è stato già ampiamente rappresentato dai colleghi che mi hanno preceduto, siano fondamentali.

Le Forze armate sono il nostro Corpo, sono coloro che, ogni giorno, nei teatri operativi nazionali e internazionali, come stiamo vedendo in questi giorni, mettono a rischio la propria vita, ma, oltre ad essere il nostro Corpo, il Corpo dello Stato che lotta direttamente per la nostra sicurezza e per la nostra difesa, sono anche un po' la nostra anima.

Ecco perché ogni percorso legislativo secondo me deve mettere al centro il personale, quindi l'aspetto umano; ed ecco perché questa legge, a mio sommesso parere, è sostanziale oggi e segna un quello che è stato già definito un cambiamento epocale, perché riconosce il diritto del corpo collettivo di vedere riconosciuti e di vedere tutelati i propri interessi. Da quello che ho potuto cogliere partecipando ai lavori della Commissione è stato un esercizio normativo complesso e, quindi, in questo momento innanzitutto ringrazio coloro che si sono prodigati fino ad arrivare alla discussione di questa legge oggi perché il confronto e il dialogo tra il personale militare di ogni ordine e grado e il livello di responsabilità in realtà ha segnato per gli ultimi 40 anni un momento fondamentale, un focus principale nel comparto della difesa, che aveva trovato poi sostanzialmente nella legge del 1978 della rappresentanza militare uno strumento efficace, che aveva messo insieme, anche in maniera trasversale, gli interessi delle varie parti politiche. Però la rappresentanza militare oggi chiude un ciclo di democraticità delle Forze armate e diventa anche un po' obsoleta alla luce anche della sentenza, che è stata più volte già citata in quest'Aula, n. 120 del 2018, che - lo sappiamo perché è stato ben rappresentato e ricordato dai colleghi che mi hanno preceduto - ha eccepito l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1475, secondo comma. Ed ecco che diventava importante e preponderante, e da qui il ringraziamento di cuore, caldo, a chi ha lavorato in questa direzione, per sopperire a quel vulnus che si era creato. È un momento importante, un momento epocale, fondamentale, con tutta la necessità poi di revisionare il processo legislativo e di renderlo ancora migliore, laddove sia possibile. Questa legge però va nella giusta direzione, perché in realtà, come abbiamo già detto, vuole coniugare la tutela degli interessi collettivi con quella che è la caratteristica principale delle Forze armate, ossia la sua specificità. Questo per far sì che prevalga sempre l'interesse del Paese su quello del singolo, del singolo lavoratore, nell'ottica della difesa del nostro Stato, oggi ancor più sentita e necessaria. Lo abbiamo detto: è stato, è e sarà un esercizio complesso, però fino ad ora credo che sia stato fatto un grande lavoro perché si è cercato comunque di coniugare e di rispettare la neutralità delle Forze armate e anche la necessaria unicità del vincolo di comando e quella necessaria prontezza di reazione rispetto ai vari pericoli. Oggi la storia, ahimè, ce lo sta insegnando. D'altra parte, i sindacati dal dopoguerra sono diventati la parte integrante della vita democratica soprattutto dei Paesi sviluppati quale è il nostro. Ben venga, allora, questo lavoro corale svolto dal Parlamento e, quindi, grazie ancora una volta. È evidente che la sentenza della Corte costituzionale ha segnato un po' il passo e ha accelerato anche i tempi. A fronte di questo cambio giurisprudenziale, nonché del vuoto normativo che si era creato e che si sarebbe creato, è emersa dunque la necessità di porre in essere però una regolamentazione puntuale della materia anche, come dicevamo prima, alla luce delle peculiari esigenze di coesione interna e di neutralità che contraddistinguono le Forze armate. Il relatore ha già messo bene in evidenza i punti chiave della legge. Mi piace solamente sottolineare, anche un po' in contrasto alle parole del collega Deidda, che stimo e che mi ha preceduto, che è importante secondo me rafforzare, soprattutto in questo momento, la presenza femminile nelle associazioni, al di là della demagogia, ma non vuole essere questo certamente il caso. Credo sia fondamentale dare un segnale anche nell'ambito della difesa, del comparto della sicurezza, di quanto la presenza femminile possa essere necessaria per completare la perfezione del sistema istituzionale. E poi mi piace ricordare anche alcuni emendamenti, alcuni cambiamenti migliorativi che sono stati apportati alla legge, anche grazie all'impegno di Italia Viva al Senato. Mi riferisco, ad esempio, alla trasparenza nel sistema di finanziamento, alla non interferenza, per così dire, delle attività delle associazioni sindacali rispetto ai compiti operativi. E poi anch'io vorrei sottolineare la necessità, l'importanza, che poi fu anche sottolineata dai Capi di stato maggiore durante le varie audizioni, rispetto alla giurisdizione del giudice amministrativo piuttosto che quello del lavoro per le controversie nel caso di cancellazione. Questo è necessario perché evita delle pronunce contrastanti che si potrebbero creare, e che quindi farebbero emergere e comporterebbero un vulnus a quella che è la compattezza e l'operatività delle Forze armate.

Non credo di dover aggiungere altro rispetto a quanto è stato già puntualmente messo in evidenza dal relatore, come ho detto, però ci tengo ancora una volta a sottolineare quanto sia importante oggi andare nella direzione di supportare, e quindi cercare di migliorare, il sistema e le istituzioni delle Forze armate, che tanto hanno fatto nel periodo del COVID, e ancora stanno facendo per noi, e quanto è importante il loro impegno tutti i giorni con la propria vita nei campi operativi, che sono purtroppo troppo spesso ancora caldi, e che ci ricordano che l'investimento nel settore della difesa e l'investimento nel campo della sicurezza è anche nel benessere del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Argomento: 
Parlamento
Allegato: