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A rendere ancora più cupa la vicenda dell’adeguamento degli stipendi sono le stime ufficiali del Mef: il dicastero di Viale XX Settembre, infatti, ha dichiarato, attraverso il Documento di Economia e Finanza 2016 che dopo una moderata crescita delle retribuzioni per l’anno in corso (1,4 per cento), dobbiamo aspettarci una riduzione delle medesime per gli anni 2017 e 2018 (rispettivamente -0,8 e -0,2 per cento), per poi stabilizzarsi nel 2019, è altrettanto vero che si cita a parte l’indennità di vacanzacontrattuale spiegando che il suo destino sarà ancora una volta da valutare. Tra le righe, il Mef annuncia che rimarrà “congelata” almeno sino al 2018 e forse anche fino al 2021.
È notizia di queste settimane che i prezzi in deflazione non bastano a ridare slancio ai consumi,ma di sicuro rendono le retribuzioni ancora più modeste: l’Istat, infatti, ci ha detto che le vendite al dettaglio nel primo trimestre rispetto al precedentesono a crescita zero, “grazie” alla mini-crescita tendenziale dello 0,7%, che ha segnato un nuovo minimo storico dopo lo 0,8% toccato a gennaio.
Un’altragrave conseguenza della deflazione è il punto più basso delle retribuzioni mai registrato in 34 anni di serie storiche, dal 1982. Per tanti dipendenti, pesa come un macigno la mancanza di un contratto adeguato, perché scaduto da tempo. Sempre l’Istituto nazionale di Statistica ha ricordato che degli oltre 8 milioni di lavoratori in attesa del rinnovo, quasi 3 milioni lavorano nel pubblico impiego, dove daquasi sette anni vige il blocco della contrattazione.
Per il sindacato, lo stallo delle buste paga sta diventando sempre più intollerabile, anche perché è passato quasi un anno dalla sentenza con cui la Consulta, nell’estate del 2015, ha dichiarato illegittimo il blocco stipendiale.
A rendere ancora più cupa la vicenda dell’adeguamento degli stipendi sono anche le stime ufficiali del Mef: il dicastero di Viale XX Settembre, infatti, ha dichiarato, attraverso il Documento di Economia e Finanza 2016 che dopo una moderata crescita delle retribuzioni per l’anno in corso (1,4 per cento), dobbiamo aspettarci una riduzione delle medesime per gli anni 2017 e 2018 (rispettivamente -0,8 e -0,2 per cento), per poi stabilizzarsi nel 2019, è altrettanto vero che si cita a parte l’indennità di vacanzacontrattuale spiegando che il suo destino sarà ancora una volta da valutare. Tra le righe, il Mef annuncia che rimarrà “congelata” almeno sino al 2018 e forse anche fino al 2021.
Fonte: www.anief.org