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Approfondimenti
Anche in questa Legislatura si è aperta la solita discussione in Commissione Difesa sulla riforma della Rappresentanza Militare. E anche stavolta, una politica debole e superficiale, sta cercando solo di trovare la “sintesi” che accontenti le esigenze dello Stato Maggiore della Difesa ed assecondi le richieste delle varie Rappresentanze.
Una sintesi che, se era improbabile ieri (motivo per cui non si è mai arrivati ad una riforma), oggi è addirittura impossibile.
Stato Maggiore Difesa, infatti, non intende più soggiacere alle esigenze del mondo sicurezza (come ha fatto negli anni ‘80 e ‘90) ed ha tratteggiato e, per molti versi, già imposto, la strada che intende seguire per i prossimi anni. Una strada che, in materia di diritti, prevede l’assoluto e completo isolamento del mondo militare dal resto delle regole civili (punto 68 del Libro Bianco). Un progetto in cui lo spazio per i diritti del personale è ancor più limitato anche rispetto al presente. Altro che passo in avanti!
Un interessante studio del Dott. Flavio Guella dell’Università di Trento, pubblicato sul numero 1/2015 della Rivista dell’Associazione Italiana dei Costituzionalisti, in cui si approfodisce, attarverso una analisi storico-giuridica dell’istituto della Rappresentanza Militare, il tema del diritto di tutela di cittadini militari. Il contributo analizza le restrizioni alla libertà di associazione sindacale nelle Forze Armate, verificandone le condizioni di legittimità alla luce tanto dell’ordinamento costituzionale nazionale, quanto degli standard minimi di tutela dei diritti individuali riconosciuti a livello europeo
La Libia si trova ormai da tempo in una situazione di anarchia. È quello che in diritto internazionale viene qualificato come uno stato fallito (failed state). Il governo di Tobruk, che è generalmente riconosciuto come il governo legittimo dalla comunità internazionale, controlla ben poco.
Di Natalino Ronzitti, professore emerito di Diritto internazionale (Luiss Guido Carli) e Consigliere scientifico dello IAI.
Più facile da usare e più trasparenza ai cittadini. Il nuovo sito web riprogettato per firmare petizioni on line e seguire meglio gli sviluppi in Parlamento.
Eurogendfor (EGF) secondo l’articolo 3 del Trattato di Velsen è la forza di polizia multinazionale a statuto militare composta dal QG (quartier generale) permanente e dalle Forze EGF designate dalle Parti successivamente al trasferimento di autorità.
Il Trattato di Velsen è ancora oggi un atto normativo poco noto nonostante sia destinato a cambiare notevolmente le strutture militari e della polizia nazionale e a provocare una ulteriore modifica alla Carta Costituzionale senza aver seguito gli iter predisposti dalla Costituzione per le leggi di modifica costituzionale come rigidamente sanciti dall’articolo 139 dellaCostituzione. L’abuso delcomma 2 di cui all’articolo 11 della Costituzione è ormai sempre più frequente per esautorare il Parlamento delle sue funzioni in favore di organismi internazionali con competenze che in concreto si è arrogato il Governo.
Da quanto si apprende dallo stesso Trattato di Velsen, per costituire EGF, cioè la polizia militare multinazionale, si smantellerà l’Arma dei Carabinieri, e da fonti di stampa in rete emerge cheil provvedimento di riordino e riorganizzazione interesserà anche le altre forze di Polizia, e cioè la Polizia di Stato, la Guardia Forestale, la Guardia di Finanza e la Polizia Municipale e la Polizia Penitenziaria.Plausibilmente, accanto ad EGF andranno ad essere costituite la Polizia di 1° livello (cui confluirebbero i Carabinieri esclusi da EGF e la Guardia di Finanza) mentre le altre due forze, Polizia di Stato e Guardia Forestale, dovrebbero costituire la Polizia di 2° livello.
Un commento ad un'intervista rilasciata dall'allora Ambasciatore Giulio Maria Terzi, ex Ministro degli Affari Esteri al Brigadiere capo Guglielmo Picciuto Delegato Co.Ce.R. Guardia di Finanza sulla vicenda dei Marò. "Si sono letti giudizi frettolosi e lapidari nei confronti di Latorre e Girone, afferma il delegato, da parte di chi non sa come si siano evoluti gli accadimenti e né conosce le prove a discapito e quelle contro, che accertino una loro eventuale responsabilità o innocenza. Questo non è un esempio di maturità in uno stato di diritto.
Ma al di là della vicenda giudiziaria che seguirà il suo corso, emerge un aspetto politico allarmante: non è accettabile che due militari di uno Stato Repubblicano, nell’esercizio di un adempimento istituzionale che si trovi ad operare all’estero, qualora coinvolto in incidenti di un certa gravità, possa essere giudicato e addirittura detenuto presso uno Stato estero.
E’ il fallimento di una classe dirigente che non è stata capace di affermare il valore della proprio sovranità nazionale e il rispetto delle norme contenute nel diritto internazionale".
Il commento di Isabelle Van Hiel, PhD Ricercatore e Assistente presso la sezione di diritto sociale del Dipartimento di Criminologia, Diritto penale e Diritto Sociale della Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Ghent (Belgio).
La principale novità del nuovo Isee che da lunedì 17 novembre sarà ufficialmente in Gazzetta Ufficiale riguarda un aspetto della dichiarazione ufficiale: si potrà aggiornare il reddito in caso di perdita del lavoro o diminuzione del 25% senza aspettare le scadenze fiscali.
Il contributo del 2.5% è legittimo per il personale che usufruisce del Trattamento di fine Servizio. Per chi ha il Tfr non c’è nessuna trattenuta.La sentenza della Corte Costituzionale n.244/14 oggetto del precedente articolo, si riferisce invece al personale in TFS. La sentenza ha confermato la legittimità della trattenuta del 2.5% ma solo per il TFS e riguarda il personale dipendente dalle pubbliche amministrazioni assunti ante 2001 ed il cosiddetto personale non contrattualizzato, come i prefetti, i magistrati, gli avvocati dello stato e delle FFAA.
FONTE: LA STAMPA
Il Commissario alla spending review se ne va e dice che ci voleva qualcuno in grado di fare entrare la cultura della revisione della spesa nella testa della burocrazia. "Mi rendo conto che non è semplice, afferma; sarebbe un passo avanti se i collaboratori più stretti dei ministri controllassero meglio i testi che vengono approvati. E poi in Italia si fanno troppe leggi. Ogni settimana si sente l’urgenza di scriverne qualcuna. Più ce ne sono, più è difficile applicarle, maggiore è il livello di discrezionalità".